
Aprire un distributore di idrogeno, per rifornire i veicoli che utilizzano questo elemento, potrebbe essere un’idea vincente, anche perché In Italia al momento esiste una sola stazione di servizio in grado di soddisfare il rifornimento per tali veicoli, esattamente a Bolzano. Il Comitato di Indirizzo Strategico di Mobilità Idrogeno Italia, MH2IT, prevede che nel 2025 nel territorio nazionale dovrebbero essere presenti 5 mila stazioni di rifornimento di idrogeno, per 27 mila veicoli circolanti.
In Italia i prezzi dei carburanti sono tra i più alti d’Europa e sono sempre di più gli automobilisti che sono propensi a orientarsi su veicoli mossi da energie alternative. Tra i veicoli elettrici quelli che utilizzano un motore con cella a idrogeno è una idea valida, anche solo per il livello di emissioni inquinanti, pari a zero. Aprire un distributore di idrogeno potrebbe essere dunque una scelta appropriata vista la loro infima presenza sul territorio nazionale.
Ovviamente l’iter burocratico è abbastanza complesso e serve un elevato capitale da investire. Prima di procedere con un simile investimento bisogna tener conto di alcuni fattori, come ad esempio che in ogni regione esiste un Piano Carburanti che deve essere consultato per rendersi conto se il Comune in cui si vuole aprire un distributore di idrogeno ne autorizza l’installazione o se richiede anche l’erogazione degli altri tipi di carburante.
A partire dal 2016, ci sono tre modelli di auto a idrogeno pubblicamente disponibili in determinati mercati, precisamente la Toyota Mirai, la Hyundai Nexo e la Honda Clarity. Diverse altre società stanno lavorando per sviluppare auto a idrogeno. A partire dal 2014, il 95% dell’idrogeno è prodotto con gas naturale, in quanto la produzione con mezzi termochimici o pirolitici, anche usando materie prime rinnovabili, è un processo notevolmente costoso.
I veicoli elettrici a celle per combustibile a idrogeno convertono l’elemento compresso nel serbatoio del carburante in elettricità, che alimenta poi il motore elettrico. Questi veicoli non emettono gas serra dal loro tubo di scappamento, in quanto l’unica emissione è costituita da vapore acqueo. I veicoli a idrogeno hanno prestazioni molto vicine alle auto a benzina e diesel e il rifornimento avviene in tempi molto veloci, 4-5 minuti. Le auto a idrogeno hanno un’autonomia di esercizio notevole, fino a 700 chilometri senza fare rifornimento.
LE CARATTERISTICHE DI UN DISTRIBUTORE DI IDROGENO
Le stazioni di rifornimento si differenziano prevalentemente per il valore della pressione con la quale viene emesso l’idrogeno: generalmente 50, 100, 175, 200, 350 e 700 bar, ma sono possibili anche altre configurazioni. La pressione di riempimento ovviamente incide sul tempo necessario al rifornimento stesso, maggiore è la pressione e minore sarà il tempo necessario. La temperatura di esercizio del distributore è compresa tra -40 ºC e + 5 °C.
Dato per scontato che l’obiettivo primario per un distributore di idrogeno rimane quello di essere in grado di riempire i veicoli in modo assolutamente sicuro, comunque è importante anche riuscire a diminuire i tempi di rifornimento fino a 5-10 minuti, per accontentare maggiormente la clientela. Naturalmente più basso è il tempo di riempimento, più costosa è la stazione di rifornimento. La pressione di esercizio che attualmente determina il minor tempo di esercizio è di 700 bar.
Se sei interessato ad aprire un distributore di idrogeno, rivolgiti a enti dalla comprovata esperienza, a produttori che abbiano già installato numerose stazioni di rifornimento di idrogeno in Europa e in molte altre località in tutto il mondo. Assicurati inoltre che il produttore offra contratti di manutenzione, disponibili a lungo termine, come 5 anni e oltre. Tieni presente inoltre della eventuale possibilità del controllo della tua stazione di rifornimento di idrogeno da remoto, opzione generalmente facoltativa ma estremamente utile.
Vuoi che la tua stazione di pompaggio sia completamente predisposta per una facile installazione o ti accontenti di un’integrazione con addetti e operai locali? L’acquisto di stazioni complete e facili da installare prevede ovviamente un costo iniziale superiore ma ti viene garantita un’immediata assistenza con conseguente rapida messa in funzione. Un’altro fattore importante e non da sottovalutare è la garanzia di qualità e la presenza del marchio CE. Ci sono molti standard disponibili e la deviazione da quello che il produttore ti offre, può portare a maggiori costi. Se sei veramente deciso ad aprire un distributore di idrogeno dovrai contattare più enti per poter scegliere adeguatamente tra diversi preventivi.
IL PROGETTO PER APRIRE UN DISTRIBUTORE DI IDROGENO
Un momento importante, se non indispensabile, è la creazione di un dettagliato business plan che ha lo scopo di identificare, quantificare e dare priorità alle azioni da attuare. Prima di tutto devi analizzare le tue capacità finanziarie, un business plan è necessario come tua guida personale e per soddisfare eventuali soci ed eventuali istituti finanziari. I punti principali da prendere in considerazioni sono:
– L’illustrazione dell’idea principale che anima il progetto e la sua giustificazione.
– Un’indagine approfondita sui requisiti principali che devono rispettare tutte le stazioni di servizio, come Suolo, Licenze comunali, Autorizzazione dei Vigili del Fuoco, Impianti antincendio, Registrazione all’Agenzia delle Entrate, Comunicazione all’Inps.
– La localizzazione più adatta.
– Un progetto della campagna pubblicitaria che vuoi sviluppare.
– Un’ipotesi pertinente del capitale iniziale e, di conseguenza, una valutazione del valore del finanziamento eventualmente necessario.
– Un’ipotesi del periodo di ammortamento previsto.
Dopo la scelta della zona geografica che sembra più adatta, dovrai considerare il terreno, che deve possedere particolari caratteristiche. Nella stesura del progetto dovrai tenere conto dei principali punti focali del percorso burocratico che ti attende, indubbiamente abbastanza lungo. I documenti che bisogna richiedere sono diversi, tra cui sen’altro la certificazione comunale di idoneità dell’area che sceglieresti per far sorgere il distributore di idrogeno.
Inoltre, ti servrà l’autorizzazione dei Vigili del Fuoco, che richiederanno una serie di adeguamenti per la sicurezza, con conseguente installazione di opportuni impianti antincendio omologati, regolari meccanismi di spegnimento automatico di eventuali combustioni e estintori e manichette per l’acqua. Dovrai informarti in relazione alla esigenza di conformità e regolarità di tutti gli impianti elettrici.
Anche per aprire un distributore di idrogeno sarà necessario adeguarsi al regime legato agli oneri fiscali, aprire una Partita IVA tramite il portale dell’Agenzia delle Entrate, registrarsi alla Camera di Commercio e verificare presso l’INPS la procedura per l’erogazione degli importi obbligatori dovuti per il sistema previdenziale, per te e per gli eventuali tuoi dipendenti.
LA REGOLAMENTAZIONE IN ITALIA
L’Italia si è allineata alle norme comunitarie sui distributori di idrogeno per autotrazione, alla pressione di 700 bar invece che a 350, con il D.M. del 23 ottobre 2018, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 5 novembre 2018. Se sei interessato a aprire un distributore di idrogeno devi approfondire questo decreto e tutta la regolamentazione applicativa che ne deriva. Tra le norme tecniche introdotte, oltre alla pressione di esercizio dell’idrogeno, ci sono molte informazioni interessanti sulle disposizioni costruttive dei distributori, gli erogatori e i dispositivi a loro connessi.
I distributori di idrogeno devono essere progettati secondo le norme tecniche internazionali riconosciute, norma ISO 19880-1 e ulteriori disposizioni, non potranno essere dislocati in aree ad alta densità edilizia. In linea di massima il D.M. vieta la costruzione di impianti a idrogeno nelle aree destinate al verde pubblico, a quelle con indici di edificabilità di 3 metri cubi per metro quadro e nelle zone totalmente edificate, certificate dalla lettera A del piano regolatore. Il rifornimento dovrà essere effettuato solo da personale adeguatamente formato.
Il D.M. stabilisce poi tutta una serie di regolamentazioni tecniche per la massima sicurezza, quali ad esempio:
– la tubazione flessibile dell’apparecchio rifornitore non deve superare i 5 m di lunghezza, con una pressione di rottura di almeno tre volte la pressione di esercizio;
– la stessa tubazione flessibile deve essere provvista di un dispositivo che, se il veicolo si muove durante il rifornimento, interrompa automaticamente il flusso di idrogeno.