
APRIRE UN RISTORANTE IN CASA: LA NUOVA OPPORTUNITÀ
La cucina è una passione che accomuna moltissime persone in Italia e non solo, ma soprattutto riguarda cuochi e buongustai. L’evoluzione dei consumi ha portato ad avere esigenze diverse e, con la complicità della congiuntura globale, si è arrivati a un diverso sviluppo delle attività Le nuove tecnologie hanno fornito l’esempio, semplificando la vita anche offline. Oggi, ad esempio, è possibile aprire un ristorante in casa per fornire un servizio più familiare ed esclusivo, ottenendo un’entrata senza avere troppe spese. L’offerta è variegata, ma ci sono già le procedure messe a punto e testate, in accordo con le normative vigenti.
Gli home restaurant stanno letteralmente spopolando in Italia. Sono partiti come modo per superare almeno parzialmente la crisi, ma per molti sta diventando un’attività seria. Si può cucinare a casa e vendere un pasto. Le prospettive sono rosee perché i vantaggi sono in quantità maggiore agli svantaggi, rappresentati unicamente dalle questioni fiscali. Va considerato che in alcune località potrebbe non esserci molta concorrenza. L’idea originale arriva dall’Inghilterra ed è nata nel 2009. Si trasforma la propria abitazione in un ristorante, ma non necessariamente per periodi prolungati e continui. Insomma si sceglie quando fornire il servizio e aprire.
É un caso di sharing economy e permette ai clienti di vivere un’esperienza particolare, più in contatto con la realtà. Chi ama cucinare può esibirsi nella preparazione di prelibatezze da far assaggiare a vari ospiti. Si inizia con la gente del posto, ma con un sito internet o un profilo sui social network lo si può far sapere ai turisti che capitano in zona. Le procedure non sono molto complesse e chiaramente si basano sul tipo di attività, cioè sulla frequenza e sugli introiti. Il rispetto delle leggi deve sempre essere garantito, anche se si lavora in casa. Vanno pagate le tasse e si devono assicurare condizioni ottimali per gli ospiti, sia in termini di salute, sia in termini di accoglienza. Tuttavia la via da seguire non prevede autorizzazioni e ispezioni. A convincere i commensali saranno il menu e la sala in cui si troveranno a consumare il pranzo o la cena.
COME SI FA AD APRIRE UN RISTORANTE IN CASA
La burocrazia è certamente il primo aspetto da considerare. Non è necessario aprire partita Iva, almeno fino a quando non si superano i 5 mila euro. Con una ritenuta per prestazione occasionale si paga il 20% di tasse, senza ulteriori costi imposti. L’attività imprenditoriale proposta consente comunque di avere costi limitati e quindi di aumentare l’opportunità di profitto. Le proprie abilità tra i fornelli restano il punto centrale. I requisiti previsti dalle regole per ristoranti e altre attività commerciali non valgono per le mura domestiche, quindi si procede in modo differente.
Non bisogna presentare istanza di autorizzazione al Comune in cui si risiede, perché si opera con la ristorazione casalinga. Non vi è la somministrazione di alimenti e bevande, ma si invitano amici o persone conosciute in rete, esistono già i social eating, a mangiare nella propria abitazione dietro il pagamento di un compenso particolarmente basso. Le autorizzazioni rilasciate dall’Azienda Sanitaria Locale non sono necessarie, proprio perché si svolge il tutto in casa, senza svolgere un’attività commerciale. Va precisato che la filosofia a cui ci si ispira concerne la consapevolezza degli ospiti. Chi si reca a mangiare in casa altrui è conscio dei rischi che può correre, quindi non rientra nella richiesta formale del rispetto delle norme igieniche e di sicurezza alimentare. É comunque consigliabile operare con la massima attenzione.
Allo stato attuale la legge non regola questo tipo di ristoranti casalinghi, ma nel 2009 è stato depositato in Senato un disegno di legge specifico per l’home food. Si intendeva regolamentare le attività volte al servizio di ristorazione svolte da privati nelle proprie case, con la richiesta di rispettare le norme igienico-sanitarie, da verificare con apposite ispezioni e con l’iscrizione obbligatoria al Registro degli esercenti. Fino ad oggi non ha preso forma l’articolato ed è rimasta la lacuna, considerando che le normative vigenti non contemplando la casistica escludono i ristoranti casalinghi dai controlli. Nel settembre 2016 la Commissione Attività produttive ha provveduto a preparare una legge unica, al momento ancora da discutere. Ci sono svariati vincoli e alcune restrizioni per chi intende intraprendere questa strada Aprire un ristorante in casa, secondo la proposta di articolato andrebbe anche a obbligare i padroni dell’abitazione ad accettare solo pagamenti elettronici. Ci sarebbe poi un limite per le giornate di aperture e per la quantità di denaro da incassare su base annua.
APRIRE UN RISTORANTE IN CASA: LA PUBBLICITÀ AIUTA LA CRESCITA
L’apertura dell’attività, quindi, rende necessaria solamente la registrazione alle piattaforme dedicate che agevolano le prenotazioni tra clienti e proponenti oppure di aprire una pagina su un social network per farsi conoscere. I servizi online non hanno comunque alcuna responsabilità per eventuali problematiche insorte tra le parti. Gli illeciti sono da imputare esclusivamente all’host o al cliente, a seconda dell’accaduto. Fanno eccezione i casi in cui la piattaforma venga messa a conoscenza della situazione senza limitare gli accessi e i contatti.
L’imprenditore, dal punto di vista fiscale, non ha obblighi contributivi restando al di sotto della soglia dei 5 mila euro annuali lordi. Qualora la cifra dovesse essere superata si può aprire la partita Iva ed emettere regolari fatture. Il commercialista può aiutare a comprendere i passaggi da compiere. La cucina invece non deve essere adeguata, perché le normative non lo richiedono. Altro aspetto molto importante riguarda la norma sull’HACCP, ovvero la conoscenza delle regole igienico-sanitaria. Non si deve sostenere il corso per imparare leggi e regolamenti relativi alla gestione, alla conservazione, alla preparazione e alla somministrazione del cibo. Un vantaggio per chi desidera avvicinarsi al settore della ristorazione e desidera prima mettere in campo le proprie competenze. Sebbene aprire un ristorante in casa non segua un particolare iter, ci si mette alla prova con le abilità in cucina e con l’accoglienza, l’ambientazione e la capacità di attirare clienti. Si fa sempre a tempo a crescere.
APRIRE UN RISTORANTE IN CASA: LA PROMOZIONE SUL WEB
Online ci sono piattaforme pensate appositamente per mettere in vetrina le attività del genere. Ci si può affiliare, facendo bene attenzione alle condizioni. Infatti potrebbe esserci una commissione da pagare, in alcuni siti è pari al 15% degli introiti. Mediamente il costo di una cena è di 40 euro, ma dipende da molti fattori, come il menu, il luogo e magari il numero dei commensali. In caso di elevata concorrenza in una località si dovrebbero adeguare i costi per i clienti.
Gli utilizzatori del servizio di ristorazione casalingo cercano normalmente innovazione e originalità. L’esperienza proposta deve essere fuori dal comune, un’occasione per trascorrere una serata insolita, a contatto con altre persone in un ambiente più familiare e soprattutto non affollato. Non si diventa ricchi e probabilmente nei prossimi anni aumenterà la concorrenza, magari causando la chiusura di molti food home, ma vale la pena di mettersi in gioco. É difficile fare una valutazione della convenienza economica, soprattutto perché i costi sono variabili di molto. Potrebbe essere comunque necessario investire sugli strumenti ed eventualmente sull’arredo per la sala in cui si ospita.
Bisogna offrire qualità elevata, per diversificarsi dagli altri. La location è importante, sia per essere raggiunti facilmente, sia per donare qualcosa di particolare agli ospiti. Ad esempio il locale casereccio in campagna dove condividere i pasti in allegria, oppure nei mesi estivi avere una terrazza panoramica, oppure ancora un affaccio sul mare. La valutazione per aprire un ristorante in casa deve basarsi sulle proprie capacità di preparazione dei piatti e sulle modalità di proporsi. Se si ritiene di essere in grado di attirare i clienti con l’eccellenza, allora ci si può lanciare. I prezzi non possono essere troppo alti, perché non si tratta di un ristorante vero e proprio, ma si limitano le spese, perché si usa la propria casa. Sicuramente bisogna comprare gli ingredienti, ma il guadagno può essere investito per migliorare l’offerta e per sostenere costi delle utenze e di gestione della casa.