
La crisi finanziaria recente ha reso i risparmiatori molto più diffidenti verso le banche, ma al tempo stesso li ha messi in condizione di necessitare di persone affidabili a cui affidare capitali da gestire. L’obiettivo è quelli di farli crescere. In questo contesto aprire una banca d’affari, ovvero che si occupi di gestire i grandi patrimoni, è certamente una buona idea. Oltre ai singoli risparmiatori e alle famiglie si possono aiutare le imprese che vogliono investire parte della propria liquidità.
Bisogna avere competenze specifiche per poter avviare un’attività in questo settore. Se si è qualificati e pronti ad affrontare i mercati si può cominciare a lavorare per la creazione di una banca d’affari. Vanno però seguite con scrupolo tutte le procedure del caso gestite dalla Banca d’Italia che decide sui nuovi istituti. Per affrontare la burocrazia si può fare affidamento a un commercialista che aiuta a predisporre la documentazione e a fare tutti i passaggi richiesti dalle norme in modo corretto e veloce.
La procedura più complessa di cui occuparsi riguarda la richiesta da trasmettere alla Banca d’Italia, incaricata, a norma di legge, di verificare e decidere sull’approvazione di ogni nuova banca, di qualunque tipologia sia. L’ente deve effettuare una serie di controlli sulle persone che intendono iniziare l’attività, che dovranno anche garantire la disponibilità di un capitale iniziale. Nel caso della banca d’affari si chiederà un’autorizzazione per prestare servizi di investimento.
Sarà possibile anche emettere moneta elettronica ed erogare altri servizi a pagamento per i propri clienti. Ciò significa dover decidere con precisione il tipo di attività svolte dall’istituto per poter così strutturare la società e presentare la documentazione richiesta dalla Banca d’Italia in base alle leggi vigenti. Questi passaggi si se ci si attiene scrupolosamente alle procedure. Bisognerà poi lavorare sugli strumenti finanziari migliori da dare ai clienti per poterli consigliare e far crescere i loro risparmi. Sono queste le chiavi del successo.
APRIRE UNA BANCA D’AFFARI: LA BUROCRAZIA
Chi desidera aprire una banca d’affari deve seguire l’iter come una qualsiasi impresa provvedendo a richiedere la partita Iva all’Agenzia delle Entrate e iscrivendosi al Registro delle Imprese della Camera di Commercio. Ma alle procedure comuni si dovrà aggiungere quella più importante, senza la quale non si può iniziare a operare. Si tratta, come già accennato, della richiesta di autorizzazione alla Banca d’Italia.
Per agevolare i nuovi istituti sul sito ufficiale della Banca ci sono le indicazioni e i moduli, nonché i contatti dei funzionari addetti alle verifiche del caso. Infatti è consigliabile, in fase preliminare, richiedere un incontro agli uffici competenti così da raccogliere tutte le informazioni, fornire le prime indicazioni sulle proprie intenzioni e ottenere suggerimenti su come procedere nel rispetto delle leggi e poter ottenere il via libera da parte della Banca d’Italia.
Gli operatori del settore possono trovare utili tali incontri al fine di comprendere meglio la normativa da applicare e i vari passaggi dell’iter autorizzativo. Non si ha nessun obbligo, ma si trae beneficio. In ogni modo si deve fare riferimento, per l’inoltro della richiesta, al Servizio Regolamentazione e Analisi Macroprudenziale, Divisione Costituzioni Banche e Altri Intermediari.
Per aprire una banca d’affari bisogna riferirsi a al Decreto Legislativo numero 385 del 1993 e alla Circolare numero 285 del 2013 della Banca d’Italia. All’interno di questi articolati si trovano tutte le indicazioni circa gli adempimenti da seguire scrupolosamente. La procedura messa in pratica prevede come primo passo il controllo del possesso dei prerequisiti del richiedente. Se tutto è in regola per la Banca d’Italia, che agisce sotto l’egida della Banca Centrale Europea, concede l’autorizzazione entro 10 giorni. Altrimenti la domanda viene rigettata.
Qualora la documentazione sia incompleta o manchino delle informazioni gli stessi uffici della Banca d’Italia provvedono a richiedere ai presentatori della domanda le integrazioni necessarie. Se ciò si verifica si allungano i tempi per i controlli. L’istruttoria è finalizzata ad assicurarsi che la società intenzionata all’avvio della banca abbia un assetto trasparente e adeguato. Si fanno accertamenti sui componenti della società e sulla struttura stessa perché sia affidabile e solida.
APRIRE UNA BANCA D’AFFARI: IL CAPITALE
Come si può facilmente immaginare per aprire una banca d’affari serve un capitale iniziale che servirà in parte per prendere in locazione gli uffici e per affrontare le prime spese quali utenze, personale, pubblicità. Ma ci vuole anche una somma da depositare in garanzia. E su questo punto a fornire indicazioni è sempre la Banca d’Italia. A seconda della tipologia di istituto si vuole aprire ci sono delle differenze. Se si opta per una S.p.A. il capitale minimo richiesto ammonta a 10 milioni di euro.
Siccome nella documentazione deve essere presente una previsione del programma di attività, la Banca d’Italia può chiedere una cifra maggiore al fine di garantire l’assolvimento delle attività. In parte il capitale può essere conferito in natura, ma in misura massima del 30% del totale complessivo. Per conoscere esattamente l’importo di cui disporre è opportuno valutare il proprio caso rivolgendosi direttamente agli uffici preposti.
Va tenuto presente che la verifica sul capitale riguarda anche la sua provenienza. Serve a escludere che si utilizzino fondi illeciti o ottenuti per vie illegali. Vengono sottoposti ad accurati controlli anche i soci, ovvero tutti coloro che possiedano almeno il 10% delle azioni o del diritto di voto. Al vaglio passano la reputazione, l’onorabilità, ma anche competenza e solidità finanziaria. Per quanto riguarda i requisiti di onorabilità ci si riferisce al Decreto Ministeriale numero 144 del 1998. Mentre per gli altri elementi si seguono gli orientamenti delle competenti autorità dell’Unione europea.
La solidità finanziaria è un elemento importantissimo per garantire la gestione regolare dell’attività successivamente all’avvio. Per aprire una banca d’affari bisogna contare su azionisti seri, trasparenti e soprattutto senza macchia. Qualora non vi siano tali requisiti anche per un solo socio l’istanza viene rifiutata, quindi è bene prestare la massima attenzione a questa regola. I controlli prendono in considerazione anche i legami dei soggetti coinvolti, quindi familiari, amici, frequentazioni professionali e associativi e così via.
APRIRE UNA BANCA D’AFFARI: PROGRAMMA DI ATTIVITÀ E GOVERNANCE
Chiaramente la valutazione da parte di Banca d’Italia delle istanze trasmesse da chi intende aprire una banca d’affari include diversi aspetti. Se i prerequisiti e i soci meritano il focus iniziale, a costituire un punto fondamentale nelle verifiche dell’ente è il programma di attività. Tale documento contiene le informazioni sugli obiettivi e sul lavoro che si intende svolgere per il funzionamento della banca d’affari stessa.
Questo controllo mette in relazione gli investimenti con gli obiettivi e i volumi operativi che si vogliono raggiungere. Si esaminano i bilanci di previsione con i prospetti relativi all’andamento dei fondi. Il tempo da prendere in considerazione riguarda i primi tre anni di attività. Ciò significa che si deve fare una previsione sull’operatività per tale lasso di tempo cercando di convincere chi decide sulla capacità di gestire la banca e di riuscire ad avere successo.
La Banca d’Italia ha la facoltà di chiedere ai soci di sottoscrivere delle dichiarazioni con l’impegno a intervenire con capitali propri in caso vi siano delle problematiche finanziarie. Per quanto riguarda la governance è opportuno sottolineare la divisione dei compiti. Ogni organo interno deve avere una sua funzione e vanno ben evidenziati i rapporti con gli azionisti. Si deve lavorare sulle competenze.
Chi opera all’interno dell’azienda deve avere l’idoneità a operare, a partire dagli amministratori, dal collegio sindacale e dal direttore generale. I criteri per verificare che siano adatti a ricoprire l’incarico sono vari. L’esperienza maturata, l’onorabilità, il sussistere di eventuali conflitti d interesse, la disponibilità di tempo per seguire le attività affidate, nonché le capacità tecniche per assolvere i compiti.
Prima di scegliere le persone e comporre gli organi interni è bene leggere con attenzione il Decreto Ministeriale numero 161 del 1998. Sono contenuti i criteri e tutte le indicazioni da seguire per individuare le figure più adatte per la costituzione degli organi interni della banca d’affari. Contano anche i carichi pendenti, sono infatti un elemento ostativo procedimenti penali in corso o condanne definitive per reati.