
Aprire un vigneto è una scelta ottimale per chi ama la campagna e il vino. La sua gestione favorisce la vita all’aria aperta a contatto con la natura e la soddisfazione di vedere crescere giorno dopo giorno le piante di vite che poi avranno un grande longevità. É un pò come crescere un figlio, che dopo averlo seguito nella crescita, arriva a dare delle grandi soddisfazioni.
La pazienza è una delle prime doti possedute da chi avvia un vigneto. L’impresa sarà abbastanza ardua ma sicuramente ripagherà di tutti gli sforzi fatti. Il bicchiere del vino della prima annata farà dimenticare tutto il lavoro condotto per arrivare a quel punto. La buona vigoria della vite, che con il suo verde spazia all’infinito, sarà la soddisfazione dell’alacre agricoltore.
La scelta di aprire un vigneto è occasione di investimento ottimale per chi possiede molto terreno e non riesce a decidere come impiegarlo. La consulenza di specialisti del settore aiuterà a capire la fattibilità del progetto e i possibili risultati in funzione della localizzazione del terreno e del microclima presente nell’area geografica.
Ma non è solo questo. Quando si decide di voler avviare un’attività vitivinicola con l’impianto di un nuovo vigneto è necessario informarsi su una serie di norme riguardanti l’argomento. Nel senso, che non tutti possono alzarsi la mattina e decidere di avviare un vigneto. Precise regole sono dettate al fine di regolamentare la produzione vitivinicola.
Ogni regione ha un proprio regolamento in merito, per evitare una sovrapproduzione rispetto alla richiesta del mercato. É anche vero che l’italia si posiziona come uno dei primi produttori di vino al mondo insieme alla Francia, la Spagna e agli esordienti Stati Uniti, Cile e Australia. Appunto, per questo, si è cercato di regolamentare il settore per disciplinare la produzione vitivinicola.
Ogni regione ha un proprio regolamento in funzione della disponibilità dei terreni e della produzione registrata. Un altro limite è rappresentato anche dalla varietà di uva che può essere impiantata. Quindi, se aprire un vigneto rappresenta una valida opportunità di guadagno dall’altro ha una serie di adempimenti e obblighi che vanno valutati insieme ad un esperto.
Se l’agronomo può dare consigli circa la fattibilità del progetto agricolo, il commercialista è la figura più idonea a stilare il progetto di fattibilità del vigneto. Solo lui è in grado di fornire la consulenza con previsione di spesa e profitto che andranno a essere realizzati con l’avvio dell’attività.
Il supporto del commercialista è, inoltre, indispensabile per capire se si può usufruire di aiuti statali o europei finalizzati allo sviluppo agricolo in alcune aree. Studiando la posizione del suo cliente potrà indirizzarlo per compiere i passi giusti per arrivare a mescere il primo vino. Infine, il consulente si occuperà del disbrigo di tutte le pratiche burocratiche per l’avvio dell’attività.
APRIRE UN VIGNETO: IMPRENDITORE O COLTIVATORE DIRETTO
Sulla scia della popolarità guadagnata dal vino nell’ultimo decennio, molti giovani si sono interessati al settore sognando di avviare un’attività vitivinicola propria. Questo è spesso il sogno di chi possiede un terreno e vuole creare qualcosa di esclusivo. La domanda che sorge spontanea è “Imprenditore agricolo o coltivatore diretto”. Le due figure sembrano coincidere ma, in realtà, presuppongono situazioni lavorative ben distinte.
La figura dell’imprenditore agricolo è descritta nell’articolo 2135 del Codice Civile. Originariamente l’articolo recitava “É imprenditore agricolo colui che esercita un’attività diretta alla coltivazione del fondo, alla selvicoltura, all’allevamento di bestiame e attività connesse. Si reputano connesse le attività dirette alla trasformazione o all’alienazione dei prodotti agricoli, quando rientrano nell’esercizio normale dell’agricoltura”.
Successivamente l’articolo è stato modificato con Decreto legislativo del 2001: “É imprenditore agricolo chi esercita una delle seguenti attività: coltivazione del fondo, selvicoltura, allevamento di animali e attività connesse”. Nel caso dei produttori di vino, per attività connesse si intende anche comprare uva da vinificare per aumentare la quantità di vino. A patto, però che la quantità acquistata non superi quella prodotta dalla propria azienda.
La figura dell’imprenditore agricolo, quindi, è finalizzata alla produzione, manipolazione, trasformazione e valorizzazione ai fini commerciali dei prodotti ottenuti dall’attività agricola. Il coltivatore diretto appartiene, invece, una categoria di lavoratori autonomi impegnati nella coltivazione diretta di terreni agricoli.
L’imprenditore per essere considerato tale deve possedere i titoli di qualifica professionale come ad esempio una laurea o un diploma ad indirizzo agrario aver esercitato almeno tre anni di lavoro presso un’azienda agricola. Egli deve, inoltre, dimostrare che dedica il 50% del suo tempo all’attività agricola e che il 50% del suo reddito deriva dallo svolgimento di questa attività.
Il coltivatore diretto per essere riconosciuto tale deve effettuare l’Iscrizione all’INPS e deve dimostrare di impiegare due terzi del suo tempo lavorativo alla coltivazione del fondo agricolo con l’ottenimento di due terzi del suo reddito dalla stessa attività.
Quindi, da come si può capire il fine dell’imprenditore è più commerciale rispetto a quello di coltivatore diretto e in virtù di questo può essere considerata una vera e propria attività con diritti e obblighi derivati. L’attività, infatti, va assoggettata a relativa tassazione, ma allo stesso tempo ha la possibilità di usufruire di agevolazioni e partecipare all’assegazione di fondi europei finalizzati allo sviluppo agricolo.
APRIRE UN VIGNETO: ITER BUROCRATICO
Una volta verificata la possibilità di impiantare nuove piante di viti per aprire un vigneto è necessario avviare l’iter burocratico per la messa in regola dell’attività. Come già detto, in questa fase un ruolo importante viene giocato dal commercialista che disbrigherà tutte le pratiche necessarie affinché si possa cominciare il lavoro.
Il primo passo è iscrivere l’azienda presso il Registro delle Imprese tenuto presso la Camera di Commercio. L’apertura della Partita Iva rende visibile l’azienda al fisco e allo stesso tempo ne definisce la sua posizione di INPS e INAIL per il versamento dei contributi ai fini pensionistici. Al comune va presentata la SCIA ovvero la dichiarazione di inizio attività.
Il lavoro può iniziare solo dopo che siano trascorsi 30 giorni dalla presentazione in quanto vale la regola del silenzio assenso. Oggi, comunque, è possibile usufruire della Comunicazione Unica. Si tratta di compilare tutta una serie di documenti presenti in un file che poi verrà inviato al Registro delle Imprese.
APRIRE UN VIGNETO: MISURA DELL’INVESTIMENTO
La realizzazione dell’apertura di un vigneto comporta spese non indifferenti. Il possesso di un terreno agricolo non basta. Quest’ultimo, infatti, deve essere autorizzato all’impianto di nuove viti. Se si possiede un fondo già destinato a vigneto è probabile che ci sia su di esso un diritto di reimpianto. Nel caso in cui il vigneto sia stato estirpato da oltre 8 anni è necessario verificare di nuovo la possibilità di impiantare ex-novo.
Comunque, se si vuole aprire un vigneto in area autorizzata è necessario l’acquisto del terreno o l’affitto. nel primo caso, il costo da tenere in conto si aggira intorno ai 100.000-150.000 euro per avere un’estensione significativa ai fini produttivi. Il calcolo è fatto tenendo conto che, mediamente, da 3-4 ettari si ottengono 500 quintali di uva per un totale di 350 ettolitri di vino. Questa è la resa media se non si mira ad un livello qualitativo particolarmente alto da esigere una resa inferiore 90 quintali per ettaro.
Se nella fase iniziale, comunque, non si ha la possibilità di acquistare tutte le attrezzature per produrre vino, si può optare per la produzione di uva a scopo di vendita. I viticoltori possono far parte di consorzi agricoli per conferire l’uva prodotta e ottenerne così un ritorno economico che potrà essere reinvestito in seguito.
Le spese di avvio del vigneto comportano anche l’acquisto di attrezzature come trattori, attrezzature per sistemare i filari, le attrezzature per la produzione del vino come vasche di fermentazione, autoclavi e pigia-diraspatrice da porre in locali con condizioni igienico-sanitarie idonee alla materia prima da trattare.
L’aiuto del commercialista sarà anche finalizzato a studiare il progetto al fine di poter usufruire di agevolazioni sia fiscali che finanziarie per aprire un vigneto. Leggi europee e regionali, infatti, spesso promulgano leggi sia di sviluppo agricolo che anche di aiuto all’occupazione giovanile. Un giovane che vuole aprire un vigneto sarà certamente agevolato grazie alla sua giovane età.
Il regime biologico, ad esempio, è in forte espansione grazie alla sensibilizzazione pubblica nei confronti dell’ambiente e della natura. La conversione dei vigneti in biologici o l’avvio di nuovi a regime biologico porta una serie di vantaggi non indifferenti che vanno valutati insieme al commercialista.