
È SEMPRE NECESSARIO AVERE LA PARTITA IVA SE SI SVOLGE L’ATTIVITÀ DI SELF PUBLISHING? COME SI DEVE FARE PER AVVIARE L’ATTIVITÀ ED ESSERE IN REGOLA?
In questo articolo andremo a capire se chi fa Self Publishing percepisce delle Royalties oppure no e se quindi serve o meno avere la Partita IVA.
In particolare vedremo:
- Quando si deve aprire la Partita IVA per fare Self Publishing
- Quali pratiche presentare per essere in regola e quali regimi fiscali si possono adottare
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QUANDO SI DEVE APRIRE LA PARTITA IVA PER FARE SELF PUBLISHING
Se si percepiscono dei compensi derivanti dal diritto d’autore non serve avere la Partita IVA, tuttavia però tali compensi sono soggetti a ritenuta d’acconto e a dichiarazione. È da precisare inoltre che tali compensi si possono dichiarare anche in percentuale, in base all’età di colui che li percepisce. Se il soggetto ha infatti meno di 35 anni è possibile dichiararne solo il 60% mentre se ha più di 35 anni il 75%.
Tuttavia se il soggetto svolge l’attività dedicandosi solo alla ricerca di argomenti da trattare e per la stesura del libro si affida a un soggetto terzo, per svolgere l’attività deve avere la Partita IVA. L’obbligo vi è poiché quello che si percepisce non sono dei compensi derivanti dal diritto d’autore, ma sono dei compensi derivanti dalle vendite realizzate.
Chi quindi svolge l’attività delegando altri soggetti per la stesura del libro e non lo scrive direttamente lui è considerato come un imprenditore. Diversamente se si scrive un libro ma per pubblicarlo e venderlo ci si affida ad una casa editrice, in questo caso i compensi percepiti sono delle Royalties. Nel caso in cui invece si scrive un libro e lo si pubblica in autonomia, anche in questa situazione, è necessario avere la Partita IVA.
Se c’è quindi un contratto tra editore e autore non è obbligatorio avere la Partita IVA, nel caso contrario invece è necessaria.
È da precisare però che se si vendono e si pubblicano libri su Amazon, il contratto stipulato con la piattaforma è un contratto di distribuzione. Tale contratto stabilisce che Amazon non può essere considerato come un editore ma è da considerarsi come la libreria presso la quale si vende il libro.
QUALI PRATICHE PRESENTARE PER ESSERE IN REGOLA E QUALI REGIMI FISCALI SI POSSONO ADOTTARE
Chi svolge l’attività di Self Publishing per avere la Partita IVA deve presentare una serie di pratiche.
La prima è quella da inviare all’Agenzia delle Entrate e in essa si deve indicare il codice dell’attività che è il 47.91.10 ma non è l’unica pratica da presentare. Successivamente è infatti necessario, essendo che si è considerati come commercianti, iscriversi al Registro delle Imprese della Camera di Commercio. Per pagare invece i contributi previdenziale è necessario iscriversi alla Gestione Commercianti INPS e infine si deve presentare la SCIA all’ufficio SUAP del comune dove è svolta l’attività.
Prima di iniziare a svolgere l’attività bisogna anche capire che tipo di regime fiscale adottare per avere la maggior convenienza. I regimi fiscali tra cui scegliere sono quattro, in particolare: il regime forfettario, il regime della ditta individuale, quello delle società di persone o delle società di capitali.
IL REGIME FORFETTARIO
Il regime forfettario è il più conveniente per chi inizia a svolgere l’attività. Quest’ultimo prevede infatti dei costi di mantenimento molto bassi e la gestione molto più semplice. Il regime forfettario permette inoltre di pagare una percentuale molto bassa di tasse, pari al 5% o al 15%. È possibile poi, se lo si adotta, chiedere uno sconto sui contributi minimi obbligatori pari al 35% e andare quindi a versare un importo inferiore di quello dovuto obbligatoriamente.
Tale regime però obbliga a non superare i 65.000€ di fatturato, l’IVA sugli acquisiti non è recuperabile e le tasse sono calcolate su un margine preimpostato.
IL REGIME DELLA DITTA INDIVIDUALE E DELLE SOCIETÀ DI PERSONE
Il regime della ditta individuale e delle società di persone permette di calcolare le tasse sull’effettiva differenza tra i ricavi realizzati e i costi sostenuti. Inoltre tale regime prevede il sostenimento di costi inferiori rispetto alle società di capitali e la gestione più semplice rispetto a queste ultime.
Gli svantaggi riguardano però la tassazione più alta rispetto al regime forfettario poiché è applicata una tassazione a scaglioni IRPEF e la responsabilità illimitata. Il titolare o i soci infatti, nel caso di mancato pagamento dei debiti, rispondono anche con il loro patrimonio personale.
IL REGIME DELLE SOCIETÀ DI CAPITALI
Le società di capitali prevendono dei costi di mantenimento molto alti e la gestione è molto più complessa rispetto ai regimi precedenti.
È consigliabile infatti adottare questo regime se si hanno dei volumi d’affari elevati anche perché è necessario sostenere maggiori adempimenti.
Il regime delle società di capitali permette tuttavia di poter avere un’ottimizzazione fiscale e i soci rispondono in modo limitato a quello che hanno investito. Nel caso quindi di mancato pagamento dei debiti, i creditori possono rivalersi solo sul patrimonio stesso della società. Per ottimizzazione fiscale si intende invece la possibilità di inserire una serie di costi in contabilità che abbattono la base imponibile sulla quale calcolare le tasse da pagare.
Qui puoi trovare il modello AA7/9, utile per le dichiarazioni di inizio attività.
Guarda questo video se vuoi approfondire il tema “Self Publishing e Royalties“.