
IL DROPSHIPPING É UN BUSINESS CHE FUNZIONA DAVVERO? QUANDO É CONVENIENTE?
In questo articolo andremo a capire insieme quando il Dropshipping è un business che funziona davvero e come fare per renderlo conveniente.
In particolare vedremo:
- Quando l’attività di Dropshipping funziona davvero
- Le strategie commerciali da utilizzare nei diversi regimi per fare in modo che l’attività risulti conveniente
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QUANDO L’ATTIVITÀ DI DROPSHIPPING FUNZIONA DAVVERO
L’essere conveniente o meno come business, se si parla di Dropshipping, dipende soprattutto dal regime fiscale e dalla strategia commerciale adottati. Vi sono in particolare delle differenze, in termini di convenienza, tra il regime forfettario e i regimi non forfettari. Per regimi non forfettari si intendono quello della ditta individuale e delle società di persone o capitali.
È opportuno ricordare però che i regimi, non si differenziano solo in termini di convenienza, ma hanno anche dei vantaggi e svantaggi diversi tra loro. La gestione delle società di capitali, rispetto alla ditta individuale e alle società di persone, ad esempio, risulta essere più costosa in termini di gestione. I costi che un regime fiscale obbliga a sostenere, soprattutto se si decide di svolgere l’attività di Dropshipping, sono da tenere bene a mente. Questi infatti incidono notevolmente sul prezzo di vendita richiesto ed è una questione da non sottovalutare per questa tipologia di business.
L’ADOZIONE DEL REGIME FORFETTARIO
Una cosa da tenere in considerazione, per chi sceglie di adottare il regime forfettario, è il fatto che se si comprano prodotti dalla Cina e si vendono in Europa, si deve pagare l’IVA due volte. Il pagamento dell’imposta infatti avviene in due momenti. La prima volta bisogna pagarla in dogana, nel momento in cui si comprano i prodotti, e successivamente la si deve pagare quando avviene la vendita.
Il Dropshipping quindi non risulta essere molto conveniente se si adotta il regime forfettario. Tale regime infatti non dà la possibilità di recuperare l’IVA sugli acquisti.
Un altro caso in cui il Dropshipping non risulta essere conveniente, per chi è in regime forfettario, è il caso in cui si comprano e si vendono beni in Europa. La motivazione è sostanzialmente la stessa del caso precedente. Il commerciante dovrà infatti pagare l’IVA sia allo Stato italiano quando importa i beni, ma dovrà anche pagarla nel momento in cui avviene la vendita estera.
LA CONVENIENZA SE SI ADOTTA IL REGIME DELLA DITTA INDIVIDUALE E DELLE SOCIETÀ
Nel caso in cui si sceglie di adottare un regime non forfettario, quindi si scelgono la ditta individuale o le società di persone e capitali, il Dropshipping risulta essere più conveniente.
Il primo vantaggio riguarda sicuramente il fatto che, se si adotta un regime diverso dal forfettario, si ha la possibilità di recuperare l’IVA sugli acquisti. È però possibile recuperare l’IVA solo se si hanno i documenti attestanti l’avvenuto pagamento dell’imposta alla dogana. È inteso quindi che il commerciante, per recuperarla, deve essere in possesso della bolla doganale.
Vi possono essere però anche qui degli svantaggi. Chi svolge l’attività di Dropshipping, si può trovare infatti a dover pagare un’IVA estera più alta rispetto a quella italiana, questo perché le aliquote IVA applicate dagli altri paesi sono diverse tra loro.
Lo svantaggio è legato al fatto che, a seguito di alcune riforme, sono cambiate le soglie di fatturato che determinano quale IVA bisogna pagare. Se un commerciante non supera ad esempio la soglia dei 10.000 € annui di vendite in Europa, potrà pagare l’IVA applicando l’aliquota italiana, ma nel caso contrario dovrà pagarla applicando le diverse aliquote. Tale questione potrebbe quindi far ritrovare il commerciante sia in una situazione favorevole, perché magari l’IVA da pagare è inferiore rispetto a quella italiana, ma anche, nel caso contrario, in una situazione sfavorevole.
LE STRATEGIE COMMERCIALI PER FARE IN MODO CHE L’ATTIVITÀ RISULTI CONVENIENTE
Dopo aver capito quale regime scegliere, chi intende svolgere l’attività di Dropshipping, deve chiedersi anche quale strategia commerciale è opportuno adottare.
LA STRATEGIA DA ADOTTARE IN CASO DI REGIME FORFETTARIO
Se si sceglie il regime forfettario, la soluzione che risulta essere più logica, è quella di concentrarsi maggiormente sul mercato italiano, vendendo prodotti di altri marchi. La motivazione è legata al fatto che il regime forfettario è un regime fiscale vantaggioso in Italia, in quanto se non si importano beni dall’estero e non li si vendono in altri Stati, il commerciante non deve pagare l’IVA ne sugli acquisti ne sulle vendite.
Inoltre con il regime forfettario, essendo che l’IVA in questo caso non viene applicata, il commerciante può chiedere dei prezzi di vendita più bassi e vincere sulla concorrenza.
Vendendo prodotti di altri e non i propri prodotti, il soggetto che svolge l’attività, potrebbe quindi avere dei guadagni maggiori. Tuttavia però, è da specificare che un commerciante che adotta il regime forfettario, ha comunque la possibilità di vendere sul mercato estero oppure ancora di vendere i propri prodotti personalizzati.
I REGIMI NON FORFETTARI E LA STRATEGIA DA ADOTTARE
Se invece si decide di adottare il regime semplificato o ordinario, è opportuno valutare bene in quali mercati vendere. L’adozione del regime della ditta individuale o delle società, che siano queste di persone o di capitali, risulta essere più conveniente se si decide di vendere all’estero.
Nel mercato italiano infatti, chi avrebbe la meglio a livello di guadagni, è sicuramente colui che adotta il regime forfettario. La causa di ciò è il fatto che chi adotta un regime non forfettario ha maggiori costi da sostenere ed inevitabilmente, per far fronte a questi, è obbligato a richiedere un prezzo di vendita maggiore.
Ponendo inoltre attenzione al mercato in cui si vede, essendo che in alcuni Stati le aliquote IVA sono inferiori rispetto a quello applicate in Italia, è possibile trarne un vantaggio. Facendo quindi una scelta ben ponderata, il commerciante si potrebbe trovare a versare un’IVA inferiore rispetto a quella italiana. É opportuno infine ricordare che, anche in questo caso, il commerciante non è vincolato nella scelta dei prodotti da vendere e del mercato in cui operare.
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