Guadagnare con NFT: quali tasse?  

GUADAGNARE CON NFT QUALI TASSE

COSA SI DEVE PAGARE COME TASSE SE SI PERCEPISCO DEI GUADAGNI TRAMITE GLI NFT? IN QUALSIASI CASO I COMPENSI SONO ASSOGGETTATI A TASSAZIONE?

In questo articolo andremo a capire insieme quali sono le tasse da pagare se un soggetto inizia a guadagnare con gli NFT e da cosa dipendono.

In particolare vedremo:

  • Cosa sono gli NFT e come un soggetto ci può guadagnare
  • In quali casi è necessario avere la Partita IVA
  • Quali pratiche si devono presentare per avere la Partita IVA e le tasse da pagare

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COSA SONO GLI NFT E COME UN SOGGETTO CI PUÒ GUADAGNARE

Gli NFT, ovvero Non – Fungible Token, non possono essere considerati come monete virtuali, perché quest’ultime sono fungibili. È da specificare che gli NFT sono comunque legati alle criptovalute, infatti la compravendita avviene tramite esse.

Gli NFT non sono fungibili in quanto ogni NFT è diverso dall’altro. Inoltre l’NFT è un bene mobile ma non ha un valore mobiliare, cioè non si parla di, ad esempio, azioni o obbligazioni. Gli NFT sono quindi in sostanza opere uniche che possono essere scambiate tra diversi soggetti.

Il soggetto che ha a che fare con gli NFT può trovarsi in tre diverse situazioni. Un soggetto può acquistare NFT per diletto oppure ci può investire. È poi possibile che un soggetto acquisti o crei NFT in modo occasionale per guadagnare, oppure nell’ultimo caso può svolgere tale attività professionalmente.

IN QUALI CASI É NECESSARIO AVERE LA PARTITA IVA

Se un soggetto acquista NFT per diletto, oppure investe in NFT, non è necessario che apra la Partita IVA e di conseguenza il compenso percepito nel momento in cui vende un NFT, non sarà assoggettato a tassazione.

Nel secondo caso l’attività è un’attività commerciale svolta in modo occasionale ed essendo tale non è necessario avere la Partita IVA. A differenza però del caso precedente si dovranno assoggettare i compensi a tassazione. In sede di dichiarazione dei redditi si dovrà quindi compilare il quadro RL e in particolare il rigo 14. I compensi percepiti saranno quindi assoggettati ad aliquota marginale e non ad imposta sostitutiva del 26%. Le tasse da pagare dipendono dall’aliquota marginale applicata. È da precisare inoltre che nel rigo 14 è possibile indicare anche le spese documentate sostenute, quali ad esempio il costo d’acquisto. L’importo quindi che verrà tassato è l’effettiva plusvalenza realizzata.

L’ultimo caso riguarda invece l’attività imprenditoriale o professionale svolta in modo continuativo. In questo caso sarà necessario avere la Partita IVA, indipendentemente dai compensi percepiti.

I DIVERSI INQUADRAMENTI PREVISTI

Se l’attività è svolta professionalmente, il soggetto che compra e vende NFT o che li realizza, può essere inquadrato in tra diversi modi. Egli infatti può essere considerato come un artista, un artigiano o un commerciante.

L’artista è colui che produce e vende opere uniche non replicabili e non prodotte in serie.

L’artigiano è invece colui che produce opere replicabili e in serie, tuttavia tale inquadramento, nell’ambito degli NFT, è molto raro, perché infatti gli NFT di loro natura sono opere uniche.

L’ultimo inquadramento è il commerciante, cioè quel soggetto che si occupa solo della compravendita degli NFT.

QUALI PRATICHE SI DEVONO PRESENTARE PER AVERE LA PARTITA IVA E LE TASSE DA PAGARE

È da precisare che l’inquadramento dell’artista è diverso da quello degli artigiani e commercianti.

LE PRATICHE PER CHI É CONSIDERATO ARTISTA

L’artista infatti per avere la Partita IVA dovrà indicare come codice dell’attività il codice Ateco 90.03.09, nonché “Altre creazioni artistiche e letterarie”. Il codice da utilizzare non è quello specifico, ma il motivo è legato al fatto che non esiste un codice che indica propriamente a questo tipo di attività.

L’artista dovrà poi iscriversi alla Gestione Separata dell’INPS per versare i contributi previdenziali. Tale Gestione, a differenza di quella dei commercianti, non prevede il versamento di contributi minimi obbligatori. I contributi da versare sono quindi proporzionali al fatturato realizzato.

LE PRATICHE PER CHI È CONSIDERATO ARTIGIANO O COMMERCIANTE

L’artigiano o il commerciante dovrà indicare come codice Ateco, nella pratica dell’Agenzia delle Entrate, il codice 47.91.10, nonché il codice di chi vende beni e servizi tramite internet. L’artigiano o commerciante dovrà anche iscriversi al Registro delle Imprese della Camera di Commercio.

Il soggetto dovrà poi iscriversi alla Gestione Commercianti INPS per versare i contributi previdenziali. I contributi da versare a tale gestione dipendono sì dal fatturato realizzato, ma una minima parte è obbligatoria e indipendente da quest’ultimo. È possibile tuttavia se si è anche lavoratore dipendente a tempo pieno chiedere l’esenzione dal pagamento dei contributi minimi obbligatori, oppure se si adotta il regime forfettario chiedere lo sconto del 35%.

Infine è necessario presentare la SCIA al comune, in particolare all’ufficio SUAP, per dichiarare l’inizio dell’attività.

LE TASSE DA PAGARE

Le tasse da pagare, se si è obbligati ad avere la Partita IVA, dipendono da quale regime fiscale si decide di adottare. È possibile svolgere l’attività in regime forfettario e le percentuali di tassazione applicate sono pari al 5% o 15%. Le tasse sono però calcolate su un margine fisso, calcolato a sua volta tramite l’applicazione di un coefficiente di redditività al fatturato realizzato.

È poi possibile adottare il regime della ditta individuale o delle società di persone e in questi casi i compensi sono assoggettati a tassazione a scaglioni IRPEF.

L’ultimo regime che si può adottare è quello delle società di capitali, anche se tale regime è consigliabile solo se si ha un certo volume d’affari in quanto è molto costoso. La gestione di tale regime è infatti molto più complessa rispetto ai precedenti e sono previsti anche molti adempimenti.

Qui puoi trovare il modello AA7/9, utile per le dichiarazioni di inizio attività.

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