
DROPSHIPPING: QUANDO APRIRE LA PARTITA IVA? SCOPRI QUANDO È MEGLIO APRIRE LA PARTITA IVA PER LA TUA ATTIVITÀ
Quando aprire la Partita Iva con il Dropshipping? È sempre necessario o si può evitare? Quali sono tutti i passaggi corretti da seguire per evitare di avere problemi e sanzioni? In questo articolo scoprirai se serve o meno aprire la Partita Iva per la tua attività di Dropshipping.
In questo articolo ti spiegheremo:
- Dropshipping: serve la Partita Iva?
- Il limite di 5 mila euro
- Quando aprire la Partita Iva con il Dropshipping?
- Le pratiche da presentare per essere in regola
- Iscrizioni OSSe IOSS
- Possibili Regimi fiscali per partire con l’attività
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DROPSHIPPING: SERVE LA PARTITA IVA?
Se ti stai chiedendo quando aprire la Partita Iva con il Dropshipping, iniziamo a capire se serve effettivamente la Partita Iva. Per iniziare a vendere in Dropshippingè necessario aprire la Partita Iva. Il codice attività per la vendita in Dropshipping equivale alla vendita di beni e servizi via Internet, ovvero il 47.91.10. Non vi sono codici attività diversi poiché sono aggiornati al 2007.
IL LIMITE DI 5 MILA EURO
Il limite di 5 mila euro è legato al lavoro autonomo occasionale. Il Dropshipping è un’attività da commerciante. Non è quindi un’informazione da tenere in considerazione per sapere quando aprire la Partita Iva con il Dropshipping. Se un professionista svolge un’attività occasionale e riceve un compenso inferiore ad € 5.000, non serve aprire la Partita Iva e non si pagano i contributi. Tale soggetto riceve quindi un compenso al netto della ritenuta d’acconto del 20%. Se il compenso eccede questo limite, bisogna versargli i contributi.
QUANDO APRIRE LA PARTITA IVA CON IL DROPSHIPPING?
Per l’attività di Dropshipping è necessario aprire la Partita Iva quando si inizia a vendere. Nella fase iniziale è possibile sostenere i costi anche come privato. Se non sei in Forfettario, è bene iniziare ad aprirla anche nella fase preliminare, per non perdere le varie spese sostenute. Quando si apre la Partita Iva è possibile renderla attiva fin da subito, oppure lasciarla inattiva. Con la Partita Iva attiva si può iniziare a vendere e quindi a versare i contributi. In una fase iniziale, in cui le vendite non sono ancora previste, potrebbe essere utile tenerla inattiva. In questo modo è possibile relazionarsi con i fornitori, oppure sostenere corsi di formazione, ma si evita di versare i contributi. Quando si decide di iniziare a vendere, ovvero lo Store è online, è sufficiente renderla attiva.
LE PRATICHE DA PRESENTARE PER ESSERE IN REGOLA
Prima di avviare l’attività e capire quando aprire la Partita Iva con il Dropshipping, è bene capire nel dettaglio quali pratiche sono da presentare per essere in regola. Le pratiche vengono inviate agli Enti in modo telematico dal Commercialista. Il proprio consulente può quindi trovarsi in qualsiasi parte dell’Italia.
Il primo step riguarda la presentazione della pratica all’Agenzia delle Entrate. Questa procedura permette di comunicare l’inizio dell’attività e viene richiesto il numero di Partita Iva.
Successivamente si invia la pratica alla Camera di Commercio di competenza. Tale procedura permette l’iscrizione al Registro delle Imprese e la successiva evasione della Visura Camerale.
La terza pratica riguarda l’INPS. Chi vende in Dropshipping è considerato commerciante, ovvero un soggetto che compra e rivende beni. I contributi da versare sono fissi, ed ammontano a circa 995,94 euro ogni tre mesi. È prevista però un’esenzione dal versamento dei contributi da commerciante se si è dipendenti a tempo pieno, oppure con un minimo, di solito, di 26 ore settimanali. Si richiede quindi all’INPS di competenza l’esenzione dal versamento dei contributi. Tali contributi non vengono pagati fin quando l’attività da dipendente è prevalente rispetto a quella da Dropshipper.
La quarta ed ultima pratica riguarda la comunicazione di avvio attività (SCIA) al Comune in cui viene svolta l’attività stessa. L’ufficio competente è chiamato SUAP (Sportello Unico Attività Produttive).
ISCRIZIONI OSS E IOSS
Le iscrizioni ad OSS e IOSS sono facoltative e sono una novità entrata in vigore a Luglio 2021. Sono due sistemi che permettono di pagare l’Iva in modo più agevole. Per le vendite in UE, superati i 10.000 euro all’anno, il sistema OSS permette di versare l’Iva nel Paese del cliente. Questo sistema permette quindi di non aprire varie Partite Iva nei Paesi europei.
Il sistema IOSS è legato invece alle importazioni. IOSS interessa molto chi fa Dropshipping. Con questo sistema l’Iva non viene pagata in Dogana per ogni singolo articolo, ma cumulativa tramite un portale. Dato che l’Iva in Dogana deve sempre essere pagata, l’iscrizione a IOSS per chi fa Dropshipping è fortemente consigliata.
POSSIBILI REGIMI FISCALI PER PARTIRE CON L’ATTIVITA’
Vediamo ora quali sono i possibili Regimi fiscali con cui poter iniziare l’attività di Dropshipping.
REGIME FORFETTARIO
Con il Regime Forfettario si hanno dei costi bassi ed una gestione semplice. Il forfettario è forte sul mercato Italiano, grazie ad un vantaggio competitivo non indifferente: non addebita l’Iva sulle vendite italiane. A parità di prezzo avrà margini più alti. È possibile chiedere uno sconto sui contributi del 35%. Si ha una tassazione bassa del 5% per le Start Up, oppure del 15%. Vi è un margine imposto del 40% su cui calcolare la tassazione. Vi sono inoltre dei problemi con le importazioni e le vendite estere. Con le importazioni bisogna pagare l’Iva senza poterla recuperare.
SOCIETÀ DI PERSONE
Per quanto riguarda le Società di persone vi sono una gestione più semplice e costi più bassi rispetto ad una SRL. Inoltre la tassazione è calcolata sul margine reale. Presenta una tassazione più alta ed immediata, a scaglioni IRPEF dal 23% al 43%, man mano che aumenta il reddito. Tutto l’utile è quindi immediatamente tassato. Si incorre inoltre in una responsabilità illimitata: sull’indebitamento si risponde con il proprio patrimonio personale.
SOCIETÀ DI CAPITALI
Le Società di capitali presentano un’ottimizzazione fiscale migliore rispetto ad una ditta individuale o Società di persone. È possibile ridurre o dilazionare la tassazione, mediante ad esempio l’affitto del marchio. Vengono così pagate delle royalties dalla SRL al proprietario del marchio. La tassazione è fissa al 24%, più il 3,9% di IRAP. Vi è inoltre la protezione patrimoniale nei confronti dell’indebitamento. Questo permette che non venga aggredita la propria sfera personale in caso di debiti.
I maggiori costi sono determinati da una gestione, tenuta della contabilità, predisposizione del bilancio e dichiarazione dei redditi più complicate. Vi sono inoltre una serie di costi annuali fissi che devono essere versati, come ad esempio la tassa sui libri sociali, il deposito del bilancio, il diritto camerale. Tutti questi costi appena citati non sussistono per una ditta individuale. Vi è inoltre una maggiore formalità. Ad esempio, è meno agevole prelevare i fondi rispetto ad una ditta individuale.
Tutte queste differenze di gestione, marginalità e costi sono da valutare attentamente per iniziare al meglio la propria attività di Dropshipping.
Qui puoi trovare il modello AA7/9, utile per le dichiarazioni di inizio attività.
Guarda questo video se vuoi approfondire il tema su “Dropshipping: quando aprire la Partita Iva?”