Dropshipping e Aspetti Fiscali: Vediamo Insieme!

dropshipping e aspetti fiscali

DROPSHIPPING E ASPETTI FISCALI: CHE RAPPORTO ESISTE TRA IL DROPSHIPPING E LA FISCALITÀ? COME SI DEVE PROCEDERE PER L’APERTURA DI UN’ATTIVITÀ IN DROPSHIPPING?

In questo articolo andremo a capire come ci si deve comportare all’interno di un rapporto tra attività di dropshipping e aspetti fiscali, e cosa si deve fare per avviare l’attività.

In particolare vedremo:

  • È obbligatorio avere la Partita IVA per avere un’attività di Dropshipping?
  • Quali pratiche bisogna presentare per essere in regola con l’apertura dell’attività?
  • Quali sono i regimi adattabili allo svolgimento dell’attività?

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È OBBLIGATORIO AVERE LA PARTITA IVA PER AVERE UN’ATTIVITÀ DI DROPSHIPPING?

Per fare Dropshipping è necessario avere la Partita IVA poiché tale attività è un’attività da commerciante e fatta in modo continuativo e professionale. Mettendo i propri prodotti online, pubblicizzandoli e quindi l’attività è considerata come professionale.

Non ci sono quindi limiti che, se rispettati, esonerano dall’obbligo di Partita IVA. Per questo motivo, è obbligatorio avere aperta la partita IVA prima di iniziare a vendere e di creare lo store online.

L’aspetto quindi del limite dei 5000 € di fatturato non vale per chi fa Dropshipping. Tale limite riguarda infatti solo i lavoratori autonomi che svolgono attività occasionale. In questo ambito se non si superano i 5000 € di fatturato non si dovranno pagare i contributi. Qualora tale limite è invece superato, si pagheranno i contributi sulla parte eccedente.

QUALI PRATICHE BISOGNA PRESENTARE PER ESSERE IN REGOLA CON L’APERTURA DELL’ATTIVITÀ?

Essendo quindi che è necessario avere la Partita IVA si devono presentare una serie di pratiche per essere in regola con gli enti coinvolti all’apertura dell’attività.

La prima pratica, quella da inviare all’Agenzia delle Entrate, si presenta per richiedere il numero di Partita IVA. In questa pratica va inoltre indicato il codice dell’attività che, anche se non è specifico dell’attività di Dropshipping, in quanto non esiste un codice preciso unicamente per il Dropshipping, è il 47.91.10, il quale indica la vendita di beni e servizi tramite internet.

Successivamente, è necessario iscriversi al Registro delle Imprese della Camera di Commercio e alla Gestione Commercianti INPS per versare i contributi. È poi possibile, relativamente al pagamento dei contributi minimi obbligatori previsti dalle Gestione Commercianti, chiedere uno sconto o l’esenzione.

È possibile chiedere lo sconto del 35% se si adotta il regime forfettario, mentre l’esenzione è prevista ai lavoratori dipendenti a tempo pieno.

L’ultima pratica da presentare è la SCIA all’ufficio SUAP del comune dove verrà svolta l’attività.

QUALI SONO I REGIMI ADATTABILI ALLO SVOLGIMENTO DELL’ATTIVITÀ?

Ci sono diversi regimi fiscali che si possono adottare per svolgere l’attività. I regimi che si possono adottare sono il regime forfettario, quello della ditta individuale e delle società di persone e ancora il regime delle società di capitali. Ogni regime ha i propri vantaggi e svantaggi, per cui prima di scegliere quale regime adottare, si deve valutare bene in quale situazione ci si trova.

IL REGIME FROFETTARIO

Il regime forfettario lo può adottare chi ha volumi d’affari contenuti, infatti non si possono superare gli 85.000€ di fatturato. Tale regime prevede dei costi molto bassi, sia in termini di tasse che in termini di adempimenti. La sua gestione è poi molto semplificata e come anticipato prima permette di chiedere uno sconto sui contributi minimi obbligatori.

Chi adotta questo regime ha anche la possibilità di chiedere un prezzo finale di vendita più contenuto rispetto a chi non adotta il regime forfettario. La motivazione è legata al fatto che chi adotta tale regime non deve pagare l’IVA sulle vendite effettuate in Italia.

Tuttavia vi sono però anche degli svantaggi, il primo è sicuramente il limite di fatturato e le tasse che, seppur basse, sono calcolate su un margine preimpostato. Inoltre poi l’IVA che si paga sugli acquisti non è recuperabile e se si percepisce solo reddito da regime forfettario, si perde la possibilità di avere le detrazioni in sede di dichiarazione dei redditi.

IL REGIME DELLA DITTA INDIVUDUALE E DELLE SOCIETA DI PERSONE

Il regime della ditta individuale e delle società di persone hanno gli stessi vantaggi e svantaggi. Il primo vantaggio riguarda la gestione più semplice e i costi inferiori se si paragona il regime a quello delle società di capitali. Da non sottovalutare è poi il fatto che le tasse da pagare sono calcolate su un margine reale, dato dalla differenza tra ricavi e costi.

Gli svantaggi sono invece la tassazione più alta, perché è una tassazione a scaglioni IRPEF e i soci o il titolare della ditta, rispondono, in caso di mancato pagamento dei debito, con anche il suo patrimonio personale.

IL REGIME DELLE SOCIETA DI CAPITALI

L’ultimo regime che si può adottare è il regime delle società di capitali, le quali permettono di avere un’ottimizzazione fiscale e la protezione patrimoniale. L’ottimizzazione fiscale riguarda la possibilità di abbattere il carico fiscale, mentre in caso di mancato pagamento dei debiti, i soci rispondono solo per l’importo investito.

Gli svantaggi sono invece i costi maggiori, dovuti dalla gestione più complessa, e la maggior formalità, la quale rende il funzionamento del regime più macchinoso.

Qui puoi trovare il modello AA7/9, utile per le dichiarazioni di inizio attività.

Guarda questo video se vuoi approfondire il tema “Dropshipping e aspetti fiscali“.

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