
DICHIARAZIONE DEI REDDITI TIKTOK: COME SI FA? SI DEVONO PAGARE I CONTRIBUTI SVOLGENDO QUESTA ATTIVITÀ?
Dichiarazione redditi Tik Tok: il mondo dei social è esploso nel corso degli ultimi anni, e applicazioni come TikTok, Instagram, Facebook e Twitter hanno rivoluzionato il mondo come lo conoscevamo. Alcuni di questi social sono diventati talmente importanti da essere addirittura considerate come vere e proprie professioni.
Si parla oggi di “streamer” e di “content creator“. Sono due termini che vanno ad indicare persone che, attraverso i social e piattaforme come YouTube, Twitch, TikTok e Instagram, creano dei contenuti: se questi contenuti ricevono diverse visualizzazioni, permettono al content creator di ottenere delle monetizzazioni. Allo stesso tempo, se diversi contenuti diventano anche virali, riescono ad aumentare i loro guadagni anche con delle sponsorizzazioni, in quanto vengono ritenuti rilevanti all’interno delle piattaforme in cui lavorano a tutti gli effetti.
Come possono questi guadagni essere giustificati? Diventa necessario per un content creator aprire una partita IVA? Ha degli obblighi fiscali da pagare? Si devono dichiarare i guadagni?
In questo articolo scopriremo:
- È obbligatorio per il content creator aprire una Partita Iva?
- I regimi fiscali possibili
- Come si dichiarano i redditi?
- I codici ateco adatti per aprire l’attività
- Che percentuale di contributi Inps c’è da pagare?
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È OBBLIGATORIO PER IL CONTENT CREATOR APRIRE UNA PARTITA IVA?
Attualmente, considerando che l’influencer è un lavoro a tutti gli effetti nuovo e innovativo, ci sono ancora parecchie difficoltà dal punto di vista fiscale. Lo si può notare dal fatto che l’Agenzia delle Entrate non ha ancora fornito un codice ateco adatto alla posizione dell’influencer, che rimane a tutti gli effetti un professionista in qualsiasi caso.
È sbagliato però pensare che non siano dovute delle tasse sui guadagni, nonostante non ci sia una specifica regolamentazione per ciò: ad ogni forma di reddito corrisponde un obbligo impositivo e dichiarativo da assolvere, a seconda della natura del reddito.
PRESTAZIONE OCCASIONALE?
Bisogna precisare che la partita IVA, per qualsiasi caso in cui l’attività venga considerata “occasionale”, non è necessaria la partita IVA.
Nel momento in cui l’unica o la principale fonte di reddito diventa quella ricevuta con i guadagni dai social media, si diventa dei veri e propri professionisti, anche perchè risulta successivamente un’attività abituale e non più occasionale. Diventa quindi obbligatorio anche l’apertura della partita IVA.
I REGIMI FISCALI POSSIBILI
Uno degli aspetti principali da seguire nell’immediato è la scelta riguardante il regime fiscale maggiormente adatto alla propria attività. Nell’ordinamento giuridico italiano troviamo 3 diversi regimi:
- Regime forfettario
- Regime semplificato
- Regime ordinario
IL REGIME FORFETARIO
Il regime forfetario , chiamato anche “regime di vantaggio”, è un regime fiscale particolarmente adatto per gli imprenditori alle prime armi. I vantaggi sono indubbiamente una contabilizzazione semplice, e il non addebito dell’IVA in fattura.
Il content creator titolare di Partita Iva in regime forfettario, vede assoggettare il proprio reddito imponibile ad un’imposta particolarmente bassa: del 15% in via ordinaria, del 5% in caso di “start up”; e tale reddito (anche conosciuto come base imponibile) viene calcolato a forfeit, ossia determinato da un coefficiente di redditività definito in base al codice ateco dell’attività.
Ascolta “Regime Forfettario 2023: cosa cambierà?” su Spreaker.
IL REGIME SEMPLIFICATO
Il regime semplificato, proprio delle ditte individuali e delle società di persone, conserva due importanti differenze rispetto al regime forfettario:
- l’IVA in fattura deve essere addebitata;
- i costi non sono detraibili/deducibili in maniera “forfettaria” bensì seguendo l’equazione “fatturato meno costi”.
Questo vuol dire che le tasse vengono pagate sul solo margine reale. Nonostante questo, la tassazione del regime semplificato è molto più elevata rispetto a quella prima vista nel regime forfettario poiché, sia sul reddito del professionista in ditta individuale che su quello dei soci di una società di persone, si applica l’IRPEF a scaglioni – più elevato è il reddito, maggiore sono le tasse.
Di seguito trovi una tabella riepilogativa degli scaglioni IRPEF, aggiornata al 2022
IL REGIME ORDINARIO DELLE SOCIETÀ DI CAPITALI
Il regime ordinario, proprio delle società di capitali, nonostante implichi il sostenimento di costi di gestione particolarmente elevati a causa dei complessi e molteplici adempimenti richiesti dalla normativa, permette un’ottimizzazione fiscale di non poco conto. Difatti, la possibilità di inserire una serie di costi capaci di abbattere la base imponibile, vede come conseguenza il potenziale assoggettamento del fatturato ad un tax rate vantaggioso.
Non solo. E’ di vitale importanza considerare che, in termini legali, le società di capitali garantiscono una limitata responsabilità patrimoniale e personale dei soci che ne fanno parte: in caso di debiti societari, infatti, i soci ne rispondono limitatamente alle quote ivi possedute.
COME SI DICHIARANO I GUADAGNI?
Nel caso in cui si decidesse di svolgere su Tiktok un’attività di tipo occasionale, si deve dichiarare il guadagno attraverso la Dichiarazione dei redditi.
Se svolgi un’attività di tipo abituale, invece, non c’è da preoccuparsi… a dichiarare i guadagni ci penserà il commercialista aprendo la Partita IVA e compilando la dichiarazione Modello UNICO- Redditi!
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I CODICI ATECO ADATTI PER APRIRE L’ATTIVITÀ
Il codice ateco da utilizzare, come detto in precedenza, è una scelta complicata, in quanto anche l’Agenzia delle Entrate non ha uno specifico codice per l’attività di content creator o di streamer.
La scelta ricade quindi su uno dei seguenti codici:
59.11.00 – attività di produzione cinematografica, di video e di programmi televisivi
73.11.02 – conduzione di campagne di marketing e altri servizi pubblicitari
È fondamentale che la scelta del codice ateco da utilizzare sia ponderata e commentata con l’aiuto e l’assistenza di un consulente fiscale, o di un professionista, del settore, in quanto a seconda dell’attività che si vuole svolgere, è meglio il primo o il secondo codice.
CHE PERCENTUALE DI CONTRIBUTI INPS C’È DA PAGARE?
Ultimo aspetto da analizzare è l’iscrizione alla cassa previdenziale – obbligatoria ed utile al versamento dei contributi pensionistici.
Il content creator con Partita Iva, non ha una specifica cassa di riferimento o un albo al quale iscriversi, in quanto svolge un’attività innovativa. Pertanto, la sua prima cassa previdenziale sarà quella Inps, sezione Gestione Separata, riservata ai liberi professionisti. Tali contributi devono essere pagati in percentuale al fatturato, o per meglio dire, calcolati sul reddito imponibile e con aliquota del 26,23% per l’anno 2022.
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