
Chi è alle prese con l’apertura di una partita Iva senza alcun dubbio si starà chiedendo quali sono i costi che dovrà sostenere sia nel breve che nel medio e lungo periodo. In merito, è utile tenere conto del fatto che riuscire a capire come muoversi non sempre è semplicissimo, soprattutto per quanto riguarda la tipologia di partita Iva da aprire. In merito alla partita Iva è fondamentale tenere conto del fatto che sono notevoli le semplificazioni fiscali di cui è necessario tenere conto. Per tale ragione, la prima cosa che deve fare chi ha intenzione di aprire una partita Iva è quella di rivolgersi ad un esperto del settore in grado di fornirgli tutte le informazioni necessarie per poter comprendere con precisione quali saranno i costi che dovrà sostenere. Di seguito, faremo una breve carrellata di quali sono i costi per aprire una partita iva e le spese che dovranno essere sostenute durante la fase di gestione.
COSTI PER APRIRE UNA PARTITA IVA: LE NOVITA’
In primo luogo, è necessario tenere conto del fatto che il 2017 è stato un anno davvero molto importante per la regolazione, appunto, delle partite Iva. Grazie all’introduzione del cosiddetto regime di cassa, infatti, chi ha una partita Iva ha potuto tirare un sospiro di sollievo. Inoltre, l’Iri è stata portata al 24%. Quando si parla di Iri si fa riferimento ad una tassa cosiddetta flat che consente di ricorrere ad un’aliquota unica in riferimento al reddito che non è stato prelevato. Inoltre, sono stati aboliti i tanto temuti studi di settore e sono stati prorogati i finanziamenti di Invitalia per gli under 35. Ma che cosa è ed a cosa serve una partita Iva? La partita Iva non è altro che una serie di numeri che serve per identificare in maniera univoca una persona fisica o, in alternativa, un’attività. I numeri per l’esattezza sono 11. Nei primi 7 si nascondono i dati relativi al contribuente. Gli ultimi 3, invece, servono per identificare l’Ufficio delle entrate di riferimento. L’ultimo numero, infine, ha una semplice funzione di controllo. Questa serie di numeri è fondamentale per pagare i tributi.
Per mezzo di esso, infatti, non solo viene identificato il titolare ma se ne monitora anche la posizione dal punto di vista fiscale. Ad avere l’obbligo di aprire la partita Iva sono i professionisti che lavorano autonomamente, sia che si tratti dei cosiddetti liberi professionisti che di aziende che offrono servizi o vendono beni. A fare la differenza rispetto alle altre forme di lavoro è il fatto che i titolari di partita Iva non hanno un reddito cosiddetto da lavoro dipendente. Ovviamente, però, hanno l’obbligo di pagare le tasse con una imposta fiscale indiretta chiamata, appunto, Iva. A non essere obbligati ad aprire una partita Iva, invece, sono coloro che non hanno un reddito di più di 5mila euro all’anno.
In sintesi, quindi, quando si parla di partita Iva si fa riferimento ad un regime fiscale che vede protagonisti sia gli imprenditori che i lavoratori autonomi o, comunque, tutti coloro che offrono un servizio o vendono un bene ma non sono subordinati ad un titolare. Al momento dell’apertura della partita Iva bisogna farsi carico dell’obbligo di emettere regolari fatture in occasione di ogni pagamento e di pagare i contributi relativi alla propria attività sia al fisco che agli enti previdenziali.
I COSTI DA SOSTENERE
Nel momento in cui si procede con l’apertura della partita Iva si deve compilare l’apposito modello da consegnare all’agenzia di riferimento. Il modello in questione è l’AA9/13 per le persone fisiche e l’AA7/10 per altre forme d’impresa. Questo atto serve per documentare l’inizio dell’attività e deve essere consegnata entro il trentesimo giorno dall’inizio dell’attività. Trovare il modello è semplicissimo: esso può essere stampato direttamente dal sito o richiesto presso l’agenzia delle entrate della propria città. Volendo, i modelli possono essere consegnati anche attraverso una raccomandata rigorosamente con ricevuta di ritorno. Dopo aver effettuato questo passaggio, al lavoratore autonomo verrà fornito il numero della partita Iva grazie al quale poter cominciare a fatturare. L’unica cosa da fare è scegliere quale regime fiscale applicare.
Da questa scelta dipenderà il costo della partita Iva. Il regime può essere ordinario o forfettario. Nel secondo caso, è necessario essere certi di poter rispettare i requisiti previsti. In questo caso, l’applicazione delle aliquote Irpef e Iva sarà al 5% per i primi 5 anni di attività e dal sesto anno passerà al 15%. Per quanto riguarda, invece, l’Inps, i professionisti cosiddetti senza cassa e che, dunque, risultano essere iscritti alla gestione separata avranno un’aliquota del 27,72%. In ogni caso, è interessante tenere conto del fatto che si ha la possibilità di optare per il regime agevolato in cui il minimale risulta essere ridotto del 35%. Esso dovrà essere saldato in tre rate. E per quanto riguarda la partita Iva a regime cosiddetto ordinario? In questo caso, non essendoci alcun genere di agevolazione, i costi da sostenere sono quelli previsti dalla legge.
Si dovrà, dunque, corrispondere la quota alla camera di commercio per il diritto cosiddetto camerale, si dovrà versare una quota all’Inps, si dovranno sostenere i costi per la gestione separata o per la cassa, quelli relativi all’Irap e all’Iva. In ogni caso, tutti coloro che hanno intenzione di aprire una partita Iva, come già detto, dovrebbero affidarsi ad un professionista del settore che consiglierà l’opzione migliore. Intraprendere il percorso corretto è cruciale per evitare di dover fare i conti con problemi di natura burocratica nel corso dell’attività. Un buon commercialista, quindi, si rivelerà oltre che risolutivo anche a dir poco prezioso. Chi vuole approfondire in maniera autonoma questi argomenti ha anche a possibilità di scaricare la seguente guida grazie alla quale riuscire a farsi un’idea più chiara e circostanziata dei costi da sostenere per aprire una partita Iva senza commettere errori.