
Iniziare un’attività imprenditoriale non è semplice soprattutto per i più giovani che spesso hanno buone idee ma pochi soldi per riuscire a portarle avanti e, allo stesso tempo, sono spaventati da regimi fiscali proibitivi. Proprio per loro nasce la partita IVA agevolata. Ecco come aprire la partita iva agevolata.
COME APRIRE LA PARTITA IVA AGEVOLATA: COSA E’ E COME ACCEDERVI
La partita IVA agevolata è anche conosciuta come regime dei minimi. In realtà, viste le modifiche del 2016, sarebbe più opportuno parlare di regime forfettario, ma per una questione di praticità, visto ormai generalmente si parla di partita IVA agevolata, si continuerà ad utilizzare tale espressione. Si deve sottolineare anche che l’antecedente disciplina resta in vigore solo per coloro che già vi avevano avuto accesso, ciò fino al compimento del 35° anno di età o al 5° anno di esercizio dell’attività. In seguito viene sostituito dal regime ordinario.
La disciplina della partita IVA agevolata cambia di anno in anno, ecco perché non è possibile indicare in via definitiva i requisiti per potervi accedere. In questo caso si farà riferimento all’ultima normativa entrata in vigore nel 2016. Questa ha provveduto ad eliminare il criterio anagrafico dai requisiti per poter accedere a questo tipo di agevolazione. Di conseguenza non si tratta più di un regime ad esclusivo vantaggio dei più giovani. Un’ulteriore novità introdotta nel 2016 riguarda la possibilità di associare al lavoro imprenditoriale anche il lavoro dipendente, anche se entro certi limiti. In passato era previsto che per poter accedere al regime della partita IVA agevolata non si dovesse aver svolto in passato lavoro dipendente, o comunque il lavoro dipendente doveva dare un reddito inferiore rispetto a quello derivante dal lavoro imprenditoriale, ora tale limite è caduto.
I limiti per poter accedere al regime agevolato sono determinati in base al codice ATECO, quindi non esiste più un solo limite. Ad esempio per le industrie del settore alimentare il limite massimo è di 45.000 euro, per la ristorazione 50.000 euro.
ULTERIORI CRITERI PER ACCEDERE
Oltre a questo limite ve ne sono altri, in particolare è necessario non aver sostenuto spese per collaboratori /lavoro accessorio superiori a 5.000 euro lordi e non aver sostenuto costi superiori ai 20.000 euro per gli ammortamenti dei beni strumentali. Indipendentemente dai requisiti prima visti, non possono usufruire della normativa in oggetto coloro che sono sottoposti a regimi IVA speciali.
Un altro limite riguarda coloro che sono residenti all’estero: costoro possono accedere se sono residenti in uno Stato membro dell’Unione Europea o in uno Stato aderente all’Accordo sullo Spazio Economico Europeo che assicuri lo scambio di informazioni. In entrambi i casi il reddito complessivo deve essere prodotto almeno per il 75% in Italia.
Infine, non possono usufruirne coloro che abitualmente si occupano di compravendita di terreni edificabili, fabbricati o veicoli nuovi.
COSA VUOL DIRE AVERE UNA PARTITA IVA AGEVOLATA?
Prima di aprire una partita IVA agevolata ovviamente ci si chiede perché farlo, cioè quali sono i benefici ottenibili. Il regime agevolato prevede una tassazione diversa, infatti chi aderisce a questo sistema può sostituire IVA, IRAP ed IRPEF con un’unica imposta. La stessa viene, appunto, denominata imposta sostitutiva ed è pari al 5% per i primi 5 anni e al 15% dal sesto anno in poi.
L’aliquota del 15% si applica anche a coloro che decidono di passare al nuovo regime forfettario dal regime precedente, dei minimi, oppure da un regime ordinario. Ciò vuol dire che anche se non si esercita una nuova attività sarà possibile accedere a tali agevolazioni. In questo caso entro il 28 febbraio di ciascun anno si deve inviare una comunicazione all’Agenzia delle Entrate per comunicare il regime a cui si vuole aderire.
L’aliquota sostitutiva si applica al reddito moltiplicato per il coefficiente di redditività. Ad esempio nel caso di attività di commercio all’ingrosso e al dettaglio l’indice di redditività è al 40%, per il commercio ambulante al 54%, mentre per le costruzioni e le attività immobiliari all’86%. A livello pratico un imprenditore che opera nell’ambito delle industrie alimentari che in un anno ha un reddito di 45.000 euro a fine anno dovrà versare 900 euro. Un risparmio davvero notevole rispetto a ciò che si pagherebbe di IVA e di IRPEF applicando il regime ordinario. Oltre al risparmio è prevista anche una semplificazione burocratica per le dichiarazioni periodiche anche perché già il dover versare un’unica imposta in sostituzione di tre è un bel vantaggio.
Con la partita IVA agevolata non cambia nulla per quanto riguarda i contributi INPS, questi, infatti, non ricadono nell’unificazione. Quindi coloro che sono iscritti alla gestione separata INPS, come i free-lance, dovranno versare il 27,72%, mentre tutti gli altri hanno l’aliquota al 35%. Gli oneri contributivi possono essere scalati dal reddito.
SCOPRI COME APRIRE UNA PARTITA IVA AGEVOLATA
Come si può notare la disciplina della partita IVA agevolata è in continuo movimento e per capire nel caso concreto se si tratta di una scelta giusta è necessario avere al proprio fianco un esperto. Quindi la prima cosa da fare quando si intende aprire una partita IVA è rivolgersi ad un commercialista, anche se in teoria si potrebbe fare da soli.
Per aprire una partita IVA agevolata entro 30 giorni dall’inizio dell’attività occorre consegnare all’Agenzia delle Entrate un modulo modello AA9/12 con il quale si comunica di avere intrapreso un’attività. È molto importante indicare nel modo giusto il codice ATECO dell’attività, questo per diversi motivi, ma in primo luogo perché il codice ATECO permette anche di selezionare le giuste aliquote che devono essere applicate e l’indice di redditività. Nel modulo stesso si deve indicare anche se si intende operare secondo il regime ordinario o secondo il regime agevolato/forfettario.
Chi decide di aprire una partita IVA agevolata, o in regime forfettario, è comunque sottoposto ad obblighi contabili, in particolare deve emettere fatture e numerare le stesse, in modo che possa essere ricostruita la redditività dell’attività stessa. Si perde il diritto alle agevolazioni appena si perdono i requisiti visti in precedenza. Chi è in regime ordinario e vuole passare al forfettario di anno dovrà indicare nella dichiarazione annuale IVA se vuole passare al regime forfettario.
È importante avere un commercialista anche perché solo l’esperienza di un professionista può aiutare a scegliere il regime migliore nel caso concreto. Una particolare voce da tenere in considerazione, infatti, sono le detrazioni e le deduzioni a cui si avrebbe diritto nel caso in cui si aderisse ad un regime ordinario e che, invece, non possono essere usufruire in un regime forfettario. Si è visto che con quest’ultimo non è necessario presentare la dichiarazione IRPEF ed è proprio questa “agevolazione” a rendere impossibile la deduzione di spese sanitarie e di altri costi che normalmente non fanno reddito.