Aprire una casa famiglia: tutto quello che devi sapere

Aprire una casa famiglia

 APRIRE UNA CASA FAMIGLIA

Per aprire una casa famiglia tutto quello che devi sapere è contenuto in questo articolo. Il primo passo da compiere è rappresentato dall’individuazione del progetto sociale che s’intende perseguire (assistenza a minori senza genitori, diversamente abili, adulti in difficoltà, clochard o persone affette da malattie fisiche e mentali etc…).

Sviluppandosi nell’ambito dei servizi alla persona, la suddetta progettualità, se accompagnata, anche da una certa esperienza maturata nel settore, può rappresentare un notevole vantaggio nella riuscita di un buon lavoro. Una volta individuato il progetto sociale, occorre individuare l’edificio a uso abitativo che diventerà la struttura destinata a ospitare i beneficiari.

Per aprire una casa famiglia, la normativa in vigore non richiede a carico dei gestori alcun obbligo di preventiva autorizzazione per il suo funzionamento né la conclusione di alcun accordo con le istituzioni per lo svolgimento della sua attività se quest’ultime hanno solo finalità abitative, educative e d’inserimento lavorativo (quindi non socio – assistenziali). Infatti, se dalla data in cui viene presentata al settore politiche sociali del Comune la Dichiarazione d’inizio attività trascorrono 60 giorni senza che l’ente predisponga alcun controllo, l’attività della casa famiglia può avere inizio.

L’avvio, quindi, del progetto sociale è pressoché rimesso all’iniziativa individuale dei privati che godono di un’autonomia piuttosto ampia nella definizione delle tariffe per i servizi prestati nonché delle regole per la gestione della struttura.

La normativa di riferimento si limita a stabilire i principi e le regole generali sull’assistenza sociale entro cui una casa famiglia deve operare e queste sono contenute nella legge quadro n. 328/2000 che include a pieno titolo le strutture residenziali e semiresidenziali nel sistema integrato di servizi nell’ambito del quale accogliere persone di “elevata fragilità” o con limitata autonomia non assistibili a domicilio (art.22, 2°comma, lettera g). Una casa famiglia, come tutte le abitazioni civili, deve osservare la Legge 46/90 sugli impianti, ma anche i dettami regolamentari contenuti nelle Leggi 626/06 e 81/08 sulla sicurezza dei posti di lavoro.

APRIRE UNA CASA FAMIGLIA: LA SOSTENIILITA’ ECONOMICA DEL PROGETTO

È doveroso premettere che per sua natura la casa famiglia è una struttura recettiva che sorge e si sviluppa senza alcuna finalità di lucro. Tuttavia la normativa vigente le attribuisce, proprio per l’importanza che viene riconosciuta ai servizi sociali che essa fornisce alle persone in difficoltà, la possibilità di contare sul sostegno economico del Comune e della Regione.

Il sostegno economico messo a disposizione dei Comuni normalmente comprende prestiti a tasso agevolato (1-2%), erogazione di prestazioni e servizi,concessione di locali, strumenti o attrezzature comunali a titolo gratuito o a canoni agevolati.
Gli aiuti regionali comprendono elargizioni di denaro, a tasso agevolato o a fondo perduto, a secondo della Regione in cui è viene aperta la casa famiglia. Questi contributi sono concessi al fine di sostenere economicamente servizi sociali ritenuti preminenti per la collettività, quali quelli a favore dei minori e degli anziani oppure a favore dei soggetti più vulnerabili.

Per quanto riguarda i finanziamenti a fondo perduto di cui si è fatto cenno sopra trattasi nel dettaglio di aiuti in conto capitale: a tal riguardo occorre precisare che chi è il beneficiario di un contributo a fondo perduto non dovrà restituire il capitale ricevuto né dovrà versare gli interessi sulla somma ricevuta.

Importanti contributi provengono anche dall’Unione Europea che annualmente emana appositi bandi con cui stanzia degli importanti fondi a favore di progetti sociali che operano nel terzo settore. L’accesso a tali fondi e un’eventuale candidatura richiede molto spesso per i gestori di prendere contatto con gli enti preposti presenti all’interno del territorio nazionale.

APRIRE UNA CASA FAMIGLIA IN FRANCHISING

Un’altra possibilità che si presenta per chi intende aprire una casa famiglia è quella di ricorrere alla forma del franchising. Quest’ultimo può venire incontro soprattutto alle esigenze di chi intende investire in un progetto sociale, e quindi aprire una casa famiglia, ma non possiede alcuna esperienza nel settore e intenda nel contempo usufruire di una considerevole riduzione dei costi di gestione. In più, questo tipo di soluzione può contemplare anche la condivisione di personale qualificato, che si recherà nella casa famiglia in date prestabilite.

Può essere importante ricorrere a questo tipo di strutture anche per fruire dei vantaggi d’immagine che possono derivare dell’adesione a un gruppo sul piano pubblicitario: con il franchising si entra infatti a far parte di una rete di comunicazione ben strutturata, rappresentata da siti internet e altre forme di pubblicità offline, connessa al marchio prescelto per la casa famiglia.

Il franchising diviene inoltre un’opportunità importante per quei gestori che desiderano porre le basi per una struttura più importante, con più di sei posti letto e organizzata nelle forme più proprie di un’impresa di carattere sociale.

Infine costituisce un’altra ottima soluzione per evitare tutti quei piccoli impedimenti propri dell’inizio di una nuova attività: selezione e organizzazione dell’alloggio, arredi, dotazioni e formazione che, nel caso dell’adesione a una rete di franchising, vengono garantiti all’affiliato fin dai primi momenti e per tutta la durata dell’attività.

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