Aprire un orfanotrofio: tutto quello che devi sapere

Aprire un orfanotrofio

Aprire un orfanotrofio oggi non è più possibile perché questi istituti sono stati chiusi alla fine del 2006. Ora si parla di case famiglia, comunità residenziali di tipo familiare che ospitano generalmente bambini e adolescenti, ma che spesso offrono aiuto anche ad anziani, disabili, adulti in difficoltà e persone affette da malattie psicofisiche. Nel sociale la maggior parte delle attenzioni sono rivolte ai bambini, che rappresentano la fascia più debole della popolazione. La casa famiglia si occupa di accogliere, nutrire ed educare i minori fino al compimento della maggiore età o fino a che non vengano dati in adozione o in affidamento.

È un dovere della collettività offrire ai bambini orfani, allontanati o maltrattati dai genitori quell’aiuto e quel sostegno necessari a garantire loro un’infanzia serena e spensierata e un ambiente sano dove sentirsi amati e protetti. Il sistema casa-famiglia permette di eliminare l’antica concezione dell’orfanotrofio come una specie di “caserma” isolata e anonima e punta a promuovere la crescita di persone autonome e integrate nella società, riducendo la tendenza alla ghettizzazione. Per quanto riguarda il contesto normativo, la legge che regola queste strutture per l’accoglienza è la 328 del 2000.

Per chi è dotato di un forte senso sociale aprire una casa famiglia per bambini si pone come un’ottima alternativa all’orfanotrofio, da cui si differenzia per alcune caratteristiche che richiamano in tutto e per tutto il modello di famiglia naturale, come la presenza della figura materna e paterna e il numero limitato di ospiti (la capacità ricettiva è di massimo 6 utenti). Per aprire una struttura residenziale per minori potrebbe essere utile rivolgersi ad uno Studio di Commercialisti che svolga gli adempimenti burocratici, aiuti a redigere un business plan ben fatto e si impegni a trovare i contributi a fondo perduto e le agevolazioni destinate a chi vuole avviare un’attività di questo tipo.

APRIRE UN ORFANOTROFIO

Il primo passo da compiere per aprire un orfanotrofio, o meglio una casa famiglia per minori, è nella direzione della scelta dell’ambiente adatto. Il contesto ideale è una casa indipendente circondata da un giardino dove sia possibile svolgere le attività educative nel rispetto della privacy dei bambini. La casa deve possedere i requisiti strutturali di una comune abitazione, ma deve anche rispettare le norme vigenti sugli impianti (46/1990) e la legge 81/2008 che regolamenta la sicurezza sui posti di lavoro. Inoltre nel predisporre gli spazi va tenuto presente che vi deve essere un bagno dotato degli ausili atti a garantire la fruibilità anche da parte di bambini con disabilità.

Ulteriori requisiti riguardano l’ubicazione, che deve essere facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici, e l’organizzazione interna che deve garantire l’autonomia individuale attraverso la distinzione tra gli spazi destinati alle attività collettive e le camere dal letto. I requisiti minimi strutturali sono: 9 metri quadri per le camere con un posto letto, 14 metri quadri per quelle con due posti letto, 18-22 metri quadri per gli ambienti comuni, 8 metri quadri per la cucina. Non sempre sono necessari investimenti impegnativi perché è possibile utilizzare la propria casa oppure, se non si dispone di un’abitazione con le caratteristiche sopra descritte, una struttura offerta da un ente.

Si può infatti contare sulle diverse forme di sostegno erogate dagli enti comunali e regionali nonché dall’Asl. Il Comune, ad esempio, mette a disposizione delle case famiglia la concessione di locali, strumenti e attrezzature in forma gratuita o a canoni agevolati. È importante chiarire che l’attività di accoglienza di minori non può essere improvvisata: la coppia che gestisce la struttura deve essere formata e pronta ad accogliere i bambini. Inoltre accanto ad essa devono ruotare diverse figure professionali: educatori, assistenti sociali, pedagogisti e psicologi. Importante è anche la figura del cuoco, che con la sua presenza costante diventa un punto di riferimento per gli ospiti.

APRIRE UN ORFANOTROFIO: ITER BUROCRATICO

Per aprire un orfanotrofio inteso come casa famiglia per bambini orfani, abbandonati o allontanati da genitori che non possono prendersi cura di loro occorre costituire una società, una cooperativa o un’associazione. La forma societaria che meglio si presta a gestire questo tipo di attività è quella della cooperativa sociale, dove persone con diversi ruoli si assumono la responsabilità di fornire servizi socio-sanitari ed educativi al fine di soddisfare un bisogno collettivo. Dopo aver trovato l’edificio adatto e quando tutti i lavori di adeguamento sono terminati, bisogna ottenere il nulla osta dall’Asl, dall’ufficio tecnico del Comune e dai Vigili del Fuoco.

Per avviare la struttura residenziale per minori occorre avanzare richiesta di autorizzazione al Comune di competenza presentando presso l’assessorato dei servizi sociali una domanda in carta da bollo in cui allegare:

  • il nominativo del rappresentante legale;
  • i curricula e i contratti di lavoro del personale impiegato;
  • i nulla osta dell’ASL, dell’ufficio tecnico del Comune e dei Vigili del Fuoco;
  • la planimetria della struttura;
  • il progetto educativo.

Il progetto educativo include la programmazione delle giornate insieme ai bambini (pasti, gestione dei compiti, gioco, socializzazione) ed eventuali attività speciali come gite e sessioni sportive. Se nella casa famiglia vengono offerti anche dei servizi infermieristici, il legale rappresentante dovrà darne comunicazione al Dirigente dei Servizi Diretti dell’assessorato alle politiche sociali del Comune. Ottenuta l’autorizzazione dal Comune, la casa famiglia sarà libera di cominciare la sua opera di accoglienza nei confronti dei bambini meno fortunati.

QUANTO COSTA APRIRE UN ORFANOTROFIO

Aprire un orfanotrofio, cioè una struttura residenziale per minori, permette di svolgere un lavoro utile e gratificante che può garantire un futuro ai bambini meno fortunati. Tuttavia ciò comporta dei costi. Innanzitutto, chi desidera aprire una casa famiglia deve seguire dei corsi a pagamento nell’ambito dei servizi sociali e della psicologia per acquisire le competenze necessarie per gestire un’attività di questo tipo. Una volta acquisite le competenze, dovrà occuparsi dell’adeguamento dell’edificio, il che comporta delle spese significative soprattutto per fare in modo che tutto quanto, dagli impianti agli arredi, sia a norma in termini di accessibilità e abbattimento delle barriere architettoniche.

Occuparsi da soli di tutti gli aspetti legati all’avvio della struttura per l’accoglienza di minori può risultare piuttosto oneroso, ecco perché può essere utile farsi aiutare da un’associazione o da una cooperativa già presente sul territorio. In questo modo la coppia di coniugi accoglienti che desidera aiutare bambini in difficoltà riceverà varie forme di supporto, dalla ricerca dell’immobile con i requisiti strutturali richiesti dalla normativa vigente all’esonero dalle spese di struttura e di gestione. Ricordiamo che le case famiglia si sostengono con il reddito da lavoro dei genitori e con le rette corrisposte dagli enti.

Chi vuole avviare una casa famiglia per minori può contare su contributi a fondo perduto e finanziamenti a tasso agevolato messi a disposizioni dai Comuni, dalle Regioni, dallo Stato e anche dalla Comunità Europea. Vale la pena ricordare che chi usufruisce dei contributi a fondo perduto non deve restituire il capitale erogato. Per accedere a questi finanziamenti è necessario presentare presso l’ente erogatore una domanda con allegato il business plan.

 

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Commenti

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  1. Nicoleta Camelia CHIS


    Lavoro come OSS di 14 anni in Italia o 5 anni in Romania e o pensato da aprire una casa famiglia per bambini orfani, abbandonati in FVG avrei bisogno di consulenza e di aiuto di fondo perso per comprare una casa più spaziosa con giardino in cambio del mio appartamento .Grazie mille !

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