
Aprire un mulino a pietra è un’idea imprenditoriale quasi romantica: nel tempo della globalizzazione e della produzione industriale, un’attività di questo genere ci riporta indietro nel tempo, quando le cose venivano fatte con maggior calma, ma anche con maggior attenzione e cura, quando il tempo era dilatato e la vita meno frenetica. Non si deve pensare però, per questo, che si tratti di un’attività ormai anacronistica: infatti, parallelamente al diffondersi del fast food e del cibo industriale, ci sono un ritorno e un interesse sempre più massiccio verso gli alimenti di una volta, più genuini e salutari.
Ormai ci sono davvero tante persone che sentono la necessità di smettere di mangiare farine troppo raffinate, prodotte industrialmente. Tante famiglie vanno alla ricerca di farine genuine, integrali, con le quali produrre a casa pane e altri prodotti da forno da consumare nell’ambito di un’alimentazione più salutare e consapevole. La presenza e la disponibilità a prezzi ragionevoli di impastatrici casalinghe e robot da cucina crea le condizioni per questa produzione fai da te, e la conseguente ricerca di materia prima.
Nell’aprire un mulino a pietra, è proprio a questo genere di clientela che occorre rivolgersi: il mercato potrebbe rivelarsi più ampio di quanto non si potrebbe istintivamente credere. Inoltre, è giusto tener presente che aprire un’attività di questo tipo significa spesso contribuire alla valorizzazione di territori trascurati e alla valorizzazione di realtà antiche che corrono il drammatico rischio di essere dimenticate e perse per sempre: insomma, oltre al guadagno personale si ha anche l’opportunità di far qualcosa di buono per il territorio e per la comunità locale, oltre che per la società tutta.
APRIRE UN MULINO A PIETRA: NORME IGIENICHE DA RISPETTARE
Per aprire un mulino a pietra è necessario il rispetto di regole fiscali, societarie e, ovviamente, igieniche ben precise, dalle quali non si può proprio prescindere. Per tutti gli aspetti fiscali e societari, la cosa più intelligente da fare è rivolgersi a uno studio di dottori commercialisti: così facendo si avrà la certezza di non commettere errori che possono anche condurre a sanzioni importanti. Inoltre, selezionando la forma societaria migliore, sarà possibile ottimizzare i guadagni e ridurre i rischi economici personali, sempre rimanendo nel pieno rispetto della normativa nazionale e locale vigente in materia.
Per quanto riguarda invece tutti gli aspetti igienici e sanitari, prima di aprire un mulino a pietra è consigliabile rivolgersi a un consulente specialista ed esperto del settore: qualcuno insomma che sia laureato in biologia o in materie simili e che lavori nel settore dei piani di autocontrollo di attività alimentari complesse. Oltre alla normativa HACCP – che riguarda tutto il settore alimentare – ci sono normative specifiche da rispettare, corsi di formazione da frequentare e superare, certificazioni di qualità da conseguire per poter operare nel settore.
Queste normative possono subire delle piccole variazioni a seconda della regione e del territorio nel quale si decida di operare: rivolgersi a un consulente specializzato è quindi un’incombenza da non trascurare per essere aggiornati su tutte le regole di cui occorre tener conto. Anzi, la presenza e l’accompagnamento di un consulente di questo tipo è necessario non solo all’inizio, all’avvio dell’attività, ma anche in seguito, durante tutto il suo normale funzionamento. Infatti, è il solo modo per avere piani di autocontrollo adeguati e aggiornati: questo permette di tutelare la sicurezza dei consumatori e di tutelare se stessi da sanzioni e multe.
GUADAGNARE GESTENDO UN MULINO A PIETRA: COME FARE
Abbiamo visto dunque che aprire un mulino a pietra è un’attività affascinante e con buone possibilità di guadagno. Ovviamente, per chi voglia avviare un’attività di questo genere, sarebbe consigliabile pensare a una serie di attività collaterali da abbinare all’attività principale e da portare avanti in modo parallelo. Si può pensare ad esempio a un’attività produttiva da affiancare all’attività primaria, nella quale ci si occupi della trasformazione della materia prima ottenuta dal funzionamento del mulino: la farina.
Via libera, dunque, alla produzione di pane, biscotti, dolci, schiacciate e pizze, da vendere al dettaglio ai privati, o da produrre in quantità ingenti per rifornire anche i negozi della città, se si ha personale e risorse organizzative sufficienti per farlo. O magari, si potrebbe pensare anche alla vendita on line, che va tanto di moda e non conosce al momento crisi. L’apertura di un sito internet per un’attività di questo tipo è davvero fondamentale: si tratta di una forma di promozione a buon prezzo ed estremamente efficace in un settore di nicchia come questo.
Un’altra idea da affiancare a quella della produzione di farina è l’avvio di un’attività didattica: perché, ad esempio, non proporre alle scuole primarie e secondarie di primo grado dei dintorni, una visita di una giornata al mulino, per sapere come funzionavano i mulini di una volta? Si tratterebbe di una proposta didattica che di sicuro le scuole accoglierebbero con entusiasmo. O ancora, si possono proporre laboratori pomeridiani di panificazione, rivolti sia ai bambini che agli adulti. Se poi gli spazi lo consentono si può anche pensare all’apertura di una piccola pizzeria in cui servire i prodotti del mulino, da tenere aperta soltanto nel fine settimana.