
APRIRE UN GROWSHOP: UN NUOVO BUSINESS
Negli ultimi anni sono nati 400 nuovi negozi che vendono canapa. Il commercio è legale e offre buone opportunità di guadagno, ma aprire un growshop prevede una procedura specifica e ovviamente dei costi da sostenere. Per questo la valutazione circa la convenienza di avviare l’attività deve essere fatta con cura, attraverso la redazione di un business plan. La cannabis light, il cui commercio è consentito dalla legge, viene venduta nelle attività commerciali dedicate insieme a vari prodotti derivati dalla canapa e la domanda è decisamente elevata.
La sostanza che può essere proposta sul mercato non deve avere un principio attivo di THC che superi lo 0,6%, questa soglia è dovuta al fatto che al suo superamento il prodotto provoca effetti stupefacenti su chi lo assume. I growshop restano al momento gli unici luoghi in cui è possibile comprare la canapa e i suoi derivati nel pieno rispetto della legge. L’investimento è quindi una buona opportunità, perché questa tipologia di negozi costituisce il punto di riferimento per gli amanti della sostanza e per gli antiproibizionisti.
I potenziali clienti sono molti e nonostante la concorrenza c’è spazio, soprattutto perché questo settore è nuovo e ci sono territori scoperti. Bisogna tuttavia aspettarsi continui controlli da parte delle Forze dell’Ordine, che verificano il rispetto della legge circa le sostanze vendute, anche perché se si superano i limiti consentiti dalle norme, si commette un reato punito penalmente. La decisione di avviare questo genere di attività commerciale deve quindi essere presa consapevolmente e con la piena intenzione di non aggirare il sistema.
Una volta che si è stabilito il da farsi si deve iniziare affrontando la burocrazia. Per questa ragione chiedere aiuto a un commercialista è utile. Infatti il professionista fornisce un supporto nella preparazione di un business plan e si occupa del disbrigo delle pratiche burocratiche evitando che possano essere commessi errori e velocizzando i tempi. Il titolare dell’impresa potrà così concentrarsi su lavoro senza dover pensare ai vari obblighi previsti dalle normative in termine di produzione e presentazione di documenti.
APRIRE UN GROWSHOP: I PRODOTTI DA VENDERE
All’interno del negozio si possono tenere i più diversi articoli, per fornire un servizio completo alla propria clientela. Infatti la clientela può trovare le attrezzature necessarie per coltivare la cannabis light e per fare giardinaggio. Possono approfittare dei kit già pronti oppure dei diversi articoli tra cui i semi. Sono molte le persone che si attrezzano per far crescere la canapa nel proprio giardino perché possono trarne benefici grazie alle diverse proprietà della pianta.
Naturalmente la grande varietà di articoli da commerciare in un negozio di questo tipo sono molti, quindi oltre ai prodotti per la coltivazioni ci sono oggetti per i fumatori come accendini, narghilè, bong, vaporizzatori e simili. Aprire un growshop significa individuare un target di acquirenti a cui rivolgersi, quindi in base ai dati raccolti si possono acquistare gli articoli più idonei, magari abbinando i diversi generi tra oro.
Con la canapa ci sono anche prodotti alimentari, cosmetici e capi di abbigliamento. Esistono integratori e composti di origine naturale e sintetica contenenti la cannabis, ovviamente tutti con un THC rientrante nei limiti stabiliti dalla legge. I growshop sono principalmente dedicati alla coltivazione, come suggerisce la parola, ma nulla vieta di avere l’assortimento con i vari prodotti elencati.
Siccome aprire un growshop significa guadagnare, allora è fondamentale riuscire ad attirare un vasto numero di clienti. Per questa ragione proporre una grande varietà di prodotti aiuta a conquistare l’interesse di un pubblico più ampio aumentando la possibilità di vendita. Concentrarsi su un unico tipo di prodotto potrebbe rivelarsi controproducente, ovvero troppo limitante per gli acquirenti e per i ricavi.
La scelta, però, può dipendere anche dal territorio. Se si avvia l’impresa in un centro grande potrebbero esserci altri negozi del genere, allora la diversificazione potrebbe aiutare a vincere la sfida con la concorrenza. La valutazione è opportuno farla sui casi specifici. Entrano anche in gioco le competenze e le conoscenze, perché bisogna avere una certa preparazione sui prodotti proposti alla clientela.
APRIRE UN GROWSHOP: COME FARE
In generale aprire un growshop non differisce di molto rispetto all’avvio di altre attività commerciali. Una volta individuata la sede del negozio, con una metratura che non sia inferiore ai 50 metri quadrati e situato in un posto facile da raggiungere, dotato di parcheggio e visibile. Una volta creata la sede ci si dovrà assicurare di strutturare il negozio nel rispetto delle norme sull’igiene, sull’agibilità, sulla sicurezza e sull’impiantistica per avere l’autorizzazione da parte dei Vigili del Fuoco e dell’Azienda Sanitaria Locale indispensabili per aprire. Si dovrà fare richiesta per l’attivazione della partita Iva all’Agenzia delle Entrate competente per territorio e quindi procedere con l’iscrizione al Registro delle Imprese presso la Camera di Commercio della provincia in cui si opera. Sarà necessario effettuare anche l’iscrizione all’Inps e all’Inail per le prestazioni di legge, specialmente se si hanno dei dipendenti. Questi aspetti vanno però aggiunti alle incombenze specifiche.
In relazione ai prodotti posti in vendita nel negozio, se si intende aprire un growshop bisogna presentare la certificazione che dimostra il rispetto della legge italiana circa gli articoli proposti. Il commercialista sarà d’aiuto, così come lo Sportello Unico per le Attività Produttive del Comune in cui si avvia l’impresa. Infatti loro sapranno indicare gli adempimenti richiesti, visto che la normativa viene aggiornata con una certa frequenza.
Al Comune si dovrà inoltre richiedere il permesso, pagando il relativo contributo, per l’esposizione dell’insegna del punto vendita. Entro 30 giorni dovrà essere comunque inoltrata al Comune la comunicazione certificata di inizio attività. Infine se si decide di vendere alimenti o bevande all’interno dell’esercizio commerciale è obbligatorio, prima di cominciare a lavorare, frequentare e completare, con il superamento dell’esame, il corso SAB. Serve ad apprendere le principali norme igieniche per la conservazione, la somministrazione e la vendita di alimenti e bevande.
Chiaramente l’Azienda Sanitaria Locale provvederà a ispezionare il locale per verificare che gli ambienti siano adeguatamente predisposti e attrezzati per conservare i cibi posti in vendita. Dovranno essere osservate le regole in materia per proteggere gli alimenti da eventuali contaminazioni. Come già accennato non mancheranno i controlli da parte delle Forze di Polizia circa le sostanze detenute in ordine all’accertamento del rispetto dei limiti di legge.
APRIRE UN GROWSHOP: LE SPESE
Naturalmente per aprire un growshop bisogna disporre di un capitale iniziale, reperibile attraverso un socio oppure con una richiesta di un prestito, a meno che non si possegga la somma necessaria. Non è possibile fare un calcolo preciso, perché tutto dipende dal luogo, dai prodotti da vendere e da altri specifici fattori, ma in linea generale la spesa si dovrebbe aggirare sui 30 mila euro. Le voci del budget necessario sono diverse.
Ci sono le autorizzazioni, le tasse, il locale, il rifornimento del magazzino, l’allestimento del negozio, la pubblicità, le utenze, gli eventuali salari e contributi per i dipendenti. Un’alternativa da prendere in considerazione se non si ha un socio investitore è il franchising. In questo caso si riesce ad abbattere l’importo del 50%. Infatti con una spesa di 15 mila euro ci si può affiliare a un brand conosciuto nel settore e ridurre alcuni costi.
Sarà sempre necessario disporre di un locale e arredarlo, ma in questo caso l’arredamento dovrà rispecchiare il brand e le sue richieste. I prodotti andranno acquistati presso il franchisor a cui si pagheranno delle royalties sulle vendite. In cambio ci sarà l’assistenza commerciale, con un supporto continuo da parte di esperti del settore, oltre alla possibilità di sfruttare la pubblicità fatta a livello nazionale dal franchisor.
Il commercialista potrà aiutare ad esaminare i contratti dei vari franchising per selezionare quello più conveniente in termini economici. Si resta legati per alcuni anni e vanno rispettate le richieste dell’azienda a cui ci si affilia, rinunciando alla propria indipendenza nelle decisioni sugli articoli da porre in vendita e sulla strutturazione dell’attività. Ovviamente si deve pensare ai propri obiettivi e ai costi per decidere se preferire un franchisor o fare da soli.