Aprire un centro culturale: tutto quello che devi sapere

Aprire un centro culturale

Aprire un centro culturale rappresenta il sogno di chi si riconosce in determinati interessi o ideali e vuole condividerli con altre persone in modo da approfondirli, tutelarli laddove necessario e promuoverli all’esterno. Al fine di contribuire allo sviluppo culturale, sociale e artistico della comunità, l’associazione è libera di svolgere qualsiasi attività che ritenga opportuna, quale ad esempio: assistere a spettacoli, condividere letture, discutere di politica o economia, progettare iniziative solidaristiche, partecipare a giochi o tornei, e molto altro ancora. Queste attività, in linea generale, sono gratis o a prezzi molto accessibili.

Costituire un centro culturale può rivelarsi un’idea vincente per chi vuole promuovere la socializzazione tra persone con interessi affini. Spesso, però, chi costituisce questo tipo di associazione lo fa con troppa leggerezza e senza motivi reali di aggregazione. Per evitare di commettere gravi errori e per poter usufruire di tutte le agevolazioni fiscali a disposizione è indispensabile farsi assistere da un commercialista in tutto l’iter da seguire. Di seguito, cerchiamo di gettare un po’ di luce su come aprire un centro culturale in Italia.

CHE COS’È UN CENTRO CULTURALE

Un centro culturale è un ente che mira a promuovere la cultura tra gli associati e altre persone di una comunità senza avere scopi di lucro. Il concetto di non profit si riferisce esclusivamente al vincolo di non distribuire gli avanzi di gestione ai soci, ma non significa che l’associazione non possa avere un profitto. I contribuiti economici ricevuti per la cessione di beni o la prestazione di servizi devono però essere reinvestiti nelle attività istituzionali e, in ogni caso, l’eventuale attività commerciale deve essere secondaria e sussidiaria. Resta inoltre la possibilità di avere dipendenti, collaboratori, ecc. che verranno assunti con i tipi di contratti previsti dalla normativa vigente.

Anche i soci o il presidente possono svolgere incarichi retribuiti. Il presidente non può ricevere un compenso per fare il presidente, ma se, ad esempio, organizza un corso di yoga potrà essere retribuito per tale attività. Aprire un centro culturale può essere l’occasione per svolgere attività che rientrano nei più svariati ambiti: musica, danza, pittura, teatro, cinema, fotografia, letteratura, svago e tempo libero, sport, conservazione del patrimonio culturale e naturalistico, organizzazione di corsi, etc… Le suddette attività, perseguendo uno scopo “ideale”, non sono soggette a tassazione, e neppure le quote versate periodicamente dai soci per finanziare la vita associativa lo sono.

Per perseguire la sua “missione”, l’associazione deve avere una struttura organizzativa. Gli organi amministrativi sono l’assemblea dei soci, il cui compito principale è quello di nominare le cariche, prima fra tutte quella del presidente, e di approvare il bilancio annuale, il consiglio direttivo, che si occupa di decidere e pianificare le attività e l’indirizzo culturale dell’associazione, e il presidente, rappresentante legale dell’ente.

COME APRIRE UN CENTRO CULTURALE

Dire che aprire un centro culturale è molto semplice è decisamente riduttivo. È importante conoscere le difficoltà e i potenziali rischi cui si potrebbe andare incontro se si decide di fondare l’associazione da soli. Per evitare di ricevere la visita dell’Agenzia delle Entrate, il modo migliore di agire è quello di avvalersi della consulenza di un professionista. Ad ogni modo, vediamo passo per passo come aprire un centro culturale in Italia.

  1. Trovare 3 soci fondatori
    Un’associazione è un ente privato costituito da un gruppo di persone, per legge almeno tre, che si uniscono per perseguire il medesimo scopo. Il primo step da intraprendere consiste quindi nell’identificare le tre figure che ricopriranno le prime cariche sociali. Bisogna subito decidere chi sarà il Presidente, chi farà parte del primo Consiglio Direttivo e chi ricoprirà il ruolo di Vice e Segretario.
  2. Decidere lo scopo del centro culturale
    È importante avere le idee chiare circa il campo in cui attuare i progetti associativi e gli scopi che si intendono perseguire. Le finalità devono essere sempre ideali e non lucrative, pensate su misura per le attività da svolgere e ad ampio spettro per permettere al legale rappresentante di avere più possibilità di manovra (es. promuovere la diffusione della musica, difendere tradizioni che vanno scomparendo, ecc…).
  3. Redigere l’atto costitutivo e lo statuto
    Una volta fissati gli scopi, si andranno a predisporre lo statuto e l’atto costitutivo, documenti con i quali i soci si impegnano a perseguire il fine comune e che devono essere redatti a norma del Codice Civile e del Tuir. È necessario specificare che un’associazione può essere costituita anche in forma orale, ma in questo caso non sarà possibile svolgere alcun tipo di attività a pagamento, né accedere alle agevolazioni fiscali.

L’atto costitutivo è l’atto che formalizza la nascita dell’associazione e deve contenere la denominazione dell’associazione, i nominativi dei soci fondatori, le attività, il fine istituzionale, il patrimonio e la sede. Lo statuto, invece, è il regolamento interno e deve specificare il nome, gli scopi, l’assenza di fini di lucro, la democraticità e l’uguaglianza tra tutti gli associati, l’organigramma, con i relativi incarichi, il fondo comune, le responsabilità degli amministratori. I documenti potranno essere registrati come Atti pubblici da un Notaio o come Atti privati presso l’Agenzia delle Entrate.

Le associazioni che hanno dei proventi dalla cessione di beni o dalla prestazione di servizi, se vogliono godere dell’esenzione dalle imposte sul reddito e dall’Iva, sono obbligate ad inserire nello statuto alcune clausole previste dall’art. 148 del Tuir, tra cui il divieto di distribuzione degli utili, l’obbligo di devolvere il patrimonio, in caso di scioglimento, ad enti con analoghe finalità o di utilità pubblica, l’obbligo di redazione e approvazione annuale del rendiconto economico e finanziario, e così via.

  1. Registrare l’associazione all’Agenzia delle Entrate
    Lo step successivo consiste nel registrare l’associazione presso gli uffici territoriali dell’Agenzia delle Entrate. La registrazione è fortemente consigliata perché serve per poter godere dei benefici fiscali destinati agli enti senza scopo di lucro, tra cui la totale defiscalizzazione delle attività a pagamento svolte dagli associati.

Prima della registrazione è necessario richiedere il codice fiscale associativo, documento attestante l’esistenza dell’associazione come soggetto economico che viene rilasciato gratuitamente dall’agenzia delle entrate territorialmente competente allegando alla richiesta una copia dello statuto. Infine, entro 60 giorni dalla data di costituzione, occorrerà trasmettere per via telematica il modello EAS all’Agenzia delle Entrate.

QUANTO COSTA APRIRE UN CENTRO CULTURALE

Il costo dell’apertura di un centro culturale varia a seconda del tipo di associazione (riconosciuta o non riconosciuta) e dell’atto (privato o pubblico). La maggior parte delle associazioni culturali in Italia sono “non riconosciute”, perché meno onerose e complesse da gestire, e si fondano su una scrittura privata tra soci. Se si decide di costituire l’associazione mediante stesura di atti privati da registrare presso l’Agenzia delle Entrate, senza consultare un notaio, si avrà una riduzione dei costi. Per la precisione, si pagheranno: 200 euro come tassa fissa di registro tramite modello F23; 16 euro ogni 100 righe (oppure ogni 4 facciate) per la marca da bollo.

Poiché l’atto costitutivo e lo statuto vengono considerati separatamente, anche nel caso fossero ricompresi entro 4 pagine, si dovranno apporre più marche da bollo. Essendo in duplice copia, di norma occorrono 8 marche, e il costo complessivo di costituzione si aggira intorno ai 328 euro.
La legge prevede anche la possibilità di fondare un’associazione riconosciuta, cioè dotata di personalità giuridica. Sebbene abbia il vantaggio dell’autonomia patrimoniale, il procedimento è lungo e dispendioso e sono poche le associazioni che vi ricorrono. Se si decide di costituire il centro culturale con atto pubblico notarile, ai sopraccitati costi si dovrà aggiungere l’onorario del notaio.

Naturalmente, se si vuole aprire un centro culturale, oltre ai costi di costituzione si dovranno preventivare le spese legate alle attività che si intendono svolgere nel centro. A titolo esemplificativo, sarà necessario tenere conto di costi di affitto e utenze, conferimenti di materiali, attrezzature e automezzi, pagamento di eventuali dipendenti o collaboratori, parcella del commercialista, attività di promozione, SIAE, organizzazione di eventi pubblici, trasferte e così via.

 

 

 

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