Aprire un’attività in proprio: scopri come fare

aprire un'attività in proprio

APRIRE UN’ATTIVITA’ IN PROPRIO: GLI INCENTIVI DEL GOVERNO

Aprire un’attività in proprio di questi tempi è un’idea che viene in mente a molte persone a causa della crisi economica e della mancanza di lavoro ma non solo, anche grazie agli incentivi statali messi a disposizione dal governo. Dal 2016 il Ministero per lo sviluppo economico congiuntamente al Ministero del lavoro hanno creato ad hoc un’agenzia per incentivare lo sviluppo di nuove attività imprenditoriali o start-up.

Possono beneficiare dei finanziamenti a tasso agevolato i giovani tra i 18 e i 35 anni con una buona idea imprenditoriale, che potranno coprire le spese iniziali fino al 75%. L’autoimprenditorialità è agevolata per tutti i giovani sotto i 29 anni che vogliono investire nelle nuove tecnologie grazie ai finanziamenti a tasso zero e senza bisogno di garanzie. Ogni nuovo imprenditore può ottenere 1,5 milioni di euro Iva esclusa con un prestito a tasso agevolato per otto anni, purché garantisca un business plan ed un curriculum vitae in linea con il settore scelto. Non tutti i settori possono beneficiare delle agevolazioni, ma si può provare a farne richiesta mediante il sito Internet dedicato all’iniziativa “Nuove imprese a tasso zero”.

Il Ministero per lo sviluppo economico ha deciso di investire 200 milioni di euro a fondo perduto per giovani e donne che intendono avviare una start-up innovativa. Il finanziamento a fondo perduto è un’ottima opportunità per chi deve aprire un’attività in proprio, tuttavia occorre un minimo di capitale per avviare l’azienda. Attualmente le normative per aprire una nuova attività commerciale sono state semplificate, in modo da favorire il maggior numero possibile di operatori autonomi per contrastare il fenomeno della disoccupazione.

Per aprire un’attività commerciale, che si tratti di un negozio, una società o qualsiasi altro genere, la soluzione migliore è rivolgersi a un commercialista, che svolgerà in breve tempo tutte le pratiche burocratiche necessarie per essere in regola con la legge. Alcuni commercialisti offrono la possibilità di aprire la partita Iva gratuitamente purché ci si rivolga a loro per gestire la contabilità e può essere una soluzione interessante, a meno che non si sia totalmente sprovvisti di capitale. È una soluzione possibile anche fare tutte le pratiche da soli, non occorrono permessi speciali né per aprire la partita Iva né per gestire la contabilità e mantenere in regola le proprie posizioni previdenziali e assicurative. La burocrazia è stata semplificata, però alcuni permessi sono regolamentati localmente, pertanto è bene rivolgersi al proprio Comune di residenza per avere tutte le informazioni necessarie.

I PERMESSI NECESSARI

Per aprire un’attività in proprio che si occupi di alimentari, come un bar, un ristorante o un negozio di generi alimentari, è obbligatorio frequentare un corso sull’igiene alimentare organizzato dalla Camera di Commercio, a meno che non si abbia svolto lavori nel settore negli ultimi tre anni. Chi vuole operare nel settore dei tabacchi deve ottenere una licenza, perché sigarette e tabacchi sono monopoli di Stato. L’iscrizione al registro degli esercenti del commercio (REC) è obbligatoria per chi vuole aprire un albergo, un ristorante o un bar.

La comunicazione di inizio attività (SCIA) va comunicata entro un mese se lo spazio del negozio è inferiore a 150 m² nei comuni che superano 10.000 abitanti, oppure inferiore a 250 m² per i comuni che superano 10.000 abitanti. La risposta deve arrivare entro 90 giorni, qualora non arrivasse vige la regola del silenzio assenso e il permesso è ottenuto. Una volta era obbligatorio mantenere una distanza minima tra un negozio e l’altro con la stessa attività, ma oggi le regole sono cambiate e si possono aprire due bar o due negozi di sport uno di fianco all’altro.

Le attività commerciali sono divise in alimentari e non alimentari e regolamentate in base all’ampiezza della superficie del negozio: fino a 250 m², tra 250 e 500 m² e oltre 250 m², considerati grandi strutture di vendita. Se il locale è già disponibile ma è adibito a qualche uso, ad esempio garage o magazzino, questo si può trasformare in un negozio purché venga cambiata la destinazione d’uso al Comune; è anche indispensabile fare riferimento alle norme sanitarie della ASL, che dovrà comunque passare per fare un sopralluogo e dare l’autorizzazione.

Per aprire un negozio al pubblico è meglio considerare una zona che sia strategica, per il passaggio delle persone e per l’attività scelta. Avere una vetrina accattivante che attiri gli sguardi della gente è fondamentale per ottenere successo, ma questo riguarda strategie di marketing che non hanno a che fare con i passaggi burocratici necessari e le leggi alle quali fare riferimento per gestire un’attività commerciale. Parlando di investimenti, pur con il beneficio di tutti gli incentivi statali, per avviare un piccolo negozio occorrono almeno 20.000 euro, da considerare a rischio, perché il fallimento dell’attività non è affatto un’ipotesi remota. A questo proposito non possono aprire attività commerciali chi ha subito dei fallimenti o una condanna per reato con una pena minima di tre anni, oppure non è residente in loco ed ha solamente il permesso di soggiorno.

SEMPLIFICAZIONI BUROCRATICHE

Il primo passo da fare per aprire un’attività in proprio è prendere la partita Iva, che identifica un soggetto fiscale che sia un lavoratore autonomo o un’impresa di più persone. Dal 2010 è possibile creare un’impresa attraverso una comunicazione unica allo sportello delle attività produttive. La comunicazione deve essere presentata al Registro delle imprese presso la Camera di Commercio in via telematica e assolve praticamente tutti gli adempimenti burocratici previsti per l’iscrizione al Registro delle imprese. La comunicazione unica vale anche ai fini assistenziali, previdenziali e fiscali; si tratta di una semplificazione burocratica non indifferente, attraverso la quale le ditte e le aziende possono operare dopo solamente un giorno e svolgere tutti gli adempimenti necessari presso l’Agenzia delle entrate, il Registro delle imprese, l’Inps e l’Inail, tramite un modello unico per via telematica. Anche la chiusura di un’azienda si svolge in questa maniera, presentando un’autocertificazione presso lo sportello unico delle attività produttive.

Lo sportello unico è l’unico organismo competente al quale fanno riferimento tutte le amministrazioni pubbliche che ruotano intorno alle attività imprenditoriali. Si occupa anche di realizzazione, trasformazione, cambiamento, cessazione di un’impresa e di rilasciare una dichiarazione di conformità per poter iniziare l’attività commerciale. Le nuove regole prevedono che la segnalazione certificata di inizio attività (SCIA) prenda il posto della vecchia DIA, dichiarazione di inizio attività; una volta che è stata segnalata all’autorità amministrativa competente l’attività si può iniziare immediatamente, sempre che siano stati accertati i requisiti necessari richiesti. Ovviamente non è possibile aprire attività commerciali nei posti dove vi sono vincoli ambientali, culturali o paesaggistici, e la SCIA va presentata solo ed esclusivamente per via telematica.

Il concetto di società di persone è disciplinato dall’articolo 2247 del codice civile e tratta di un contratto tra due o più persone che esercitano in comune un’attività economica allo scopo di dividerne gli utili. Dal punto di vista organizzativo le società possono essere di persone o di capitali, a seconda che siano fondate su base economica o personale. Una società semplice deve redigere un contratto sociale e lo status di socio dà luogo a diritti e doveri.

Nel 2012 sono state prese ulteriori misure per la crescita del paese riguardo alle cosiddette start-up innovative, ossia società di capitali o cooperative che devono rispettare particolari requisiti orientati verso l’innovazione tecnologica e la ricerca scientifica. Le caratteristiche principali di queste società riguardano la sede, che deve essere in Italia e gestire i propri affari e interessi in Italia, la produzione lorda che, a partire dal secondo anno di attività, non deve superare i 5 milioni di euro e l’oggetto sociale, che deve essere costituito da servizi o prodotti ad alto valore tecnologico o turistico. Il personale impiegato deve essere altamente qualificato ed almeno un terzo di esso costituito da dottori di ricerca o ricercatori; la start-up innovativa deve essere titolare di almeno un brevetto industriale inerente alla propria attività e sostenere le spese di ricerca e sviluppo in misura pari o superiore al 15% del costo di produzione.

 

 

  Comments: 2

Commenti

  Commenti: 2


  1. Voglio aprire un’impresa

Commenta ora

Confermo di acconsentire al trattamento dei dati personali ai sensi dell'art. 13 del D.Lgs. 196/03 e dell'art. 13 del Regolamento UE 679/16 e di aver preso preso visione dell'informativa privacy.