Aprire un’attività all’estero: come fare?

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APRIRE UN’ATTIVITA’ ALL’ESTERO: COME ORIENTARSI

Sempre più persone lasciano l’Italia per cercare fortuna oltre confine, con l’intento di trovare un’occasione professionale e di migliorare la propria vita. La crisi economica ha dato lo stimolo a molti, ma prima è bene essere pronti e pianificare le azioni in modo dettagliato. Una delle opzioni possibili è aprire un’attività all’estero, ma ovviamente ogni Paese ha mercati e leggi diverse quindi è necessario studiare con attenzione la nazione in cui ci si vuole trasferire. Potrebbe non essere richiesto il trasferimento, perché si potrebbe avviare un’azienda in un altro Paese rimanendo a vivere in Italia e viaggiare, ma in questo caso va considerato il fatto che possono insorgere dei rischi se non si è sempre presenti.

Una volta maturata l’idea di investire all’estero, bisognerebbe visitare il Paese e raccogliere informazioni in loco, incontrando autorità, imprenditori e consulenti per avere un quadro preciso sulle abitudini e le richieste dei consumatori e sulle normative. Usando solamente internet non si riesce a avere tutte le notizie di cui si ha bisogno. Oltre ad avere una visione complessiva della nazione e del suo mercato, è fondamentale avere un’idea che funzioni. Non si può pensare, come accadeva forse in passato, di aprire il bar su una spiaggia dei Caraibi. Oggi il mondo, anche i Paesi più arretrati rispetto all’Italia, si stanno evolvendo e stanno accogliendo investitori stranieri. L’ennesimo ristorante italiano in terra straniera potrebbe rischiare di fallire, quindi è bene non prendere alla leggera il trasferimento.

La ricerca dell’area geografica in cui avviare la propria attività deve avvenire tenendo presenti alcuni requisiti: esistenza della sicurezza sociale e della legalità. Il nord del mondo, per quanto sfruttato, resta ancora oggi il posto migliore dove sviluppare buoni affari, perché dall’altra parte dell’equatore ci sono molti fattori di insicurezza e instabilità che minano il terreno e rendono molto difficile la vita delle imprese. Soprattutto se si vuole fuggire dall’Italia è inutile andare in un Paese che ha condizioni politiche e burocratiche peggiori. Inoltre va tenuto presente che un investimento richiede capitali, anche se le cifre richieste sono inferiori a quelle da impiegare nel Bel Paese.

APRIRE UN’ATTIVITA’ ALL’ESTERO: REQUISITI

La cultura del posto in cui ci si vuole trasferire costituisce un elemento importantissimo per il successo dell’impresa. Quindi una delle prime domande da porsi riguarda la lingua. La si conosce? Comunicare in maniera comprensibile ed efficace con collaboratori locali e clienti aiuta nel buon esito dell’attività. Spesso i traduttori non possono trasmettere esattamente ciò che viene detto, soprattutto perché il passaggio da una lingua all’altra non è fatto solo di parole. Si viene inoltre sottoposti ai rischi di essere raggirati e di diventare vittime degli approfittatori che inevitabilmente si incontrano per fare affari all’estero. Ci vuole autonomia, anche se il buon imprenditore sa delegare bene i compiti da svolgere.

Per aprire un’attività all’estero la conoscenza del Paese, in tutti i suoi aspetti, è l’unico punto di partenza che consente di avere successo, soprattutto perché si saprà esattamente con chi si ha a che fare e cosa proporre. Visitare la nazione permette di decidere il tipo di impresa da avviare e la dislocazione dell’ufficio o dello stabilimento. Sarebbe opportuno trascorrere nel Paese un po’ di tempo, magari anche lavorando per un certo periodo in loco, prima di avviare l’azienda. Si potranno approfondire usi e costumi, ma soprattutto avere una visione del mercato da vicino e quindi creare una rete di contatti. La scelta vera e propria la si può fare quando si conosce la nazione, ma è giusto fare una selezione prima di partire anche perché gli Stati nel mondo sono tantissimi. Si deve tenere presente che gli affari si fanno dove ci sono i soldi. Il benessere e le economie in crescita sono buoni indicatori.

Meglio privilegiare aree con meno corruzione, meno burocrazia e leggi sicure, con un buon sistema di polizia e una politica stabile. Negli altri Paesi si rischia di trovare tanti avvoltoi pronti a prendere il denaro. Questo fattore spiega anche la necessità di fare attenzione alle regole, perché l’ottenimento di permessi e autorizzazioni non sempre richiedono tempi lunghi e il pagamento di cifre elevate, ecco perché ci si deve informare. Tra gli Stati più interessanti, dove si pagano meno tasse e si hanno regole certe, figurano Regno Unito, Irlanda, Estonia, Canarie, Olanda, Canada, Usa, Singapore, Australia, Hong Kong, Cile e Nuova Zelanda. Questi Paesi sono consigliati dagli esperti, ma con lo sviluppo economico di Paesi come India e Brasile, potrebbero esserci altri scenari particolarmente appetibili. Ma ci sono dei limiti. Ad esempio in Australia i visti non vengono rilasciati per i piccoli imprenditori.

APRIRE UN’ATTIVITA’ ALL’ESTERO: LA SOCIETA’

La conoscenza delle leggi locali aiuta a prendere la decisione sulla forma societaria, importantissima per poter svolgere il lavoro secondo le esigenze. Non è possibile elencare nei dettagli le diverse opzioni, ma in linea generale si sa che ci sono, in tutte le nazioni, tre macro categorie: sole trader, partnership e limited company. La prima è una ditta individuale ed il suo proprietario gestisce l’attività da solo, ricevendo i guadagni direttamente. La responsabilità e interamente sua, senza limiti. Si possono avere dipendenti o collaboratori. Se si intende aprire un’attività all’estero di piccole dimensioni, allora questa forma è la più adatta.

La partnership, invece, prevede la partecipazione di più soci con la responsabilità che ricade su di loro, ma si ha una tassazione minore e una gestione semplificata, a differenza della limited company. Quest’ultima limita la responsabilità, ma prevede una tassazione elevata sui profitti. Se si vuole avviare una società, bisogna avere piena fiducia nelle altre persone coinvolte. Oltre a queste indicazioni generali si possono verificare costi e formule decidendo in quale Paese stabilire l’azienda. Bisogna fare un business plan e calcolare vantaggi e svantaggi di ogni singola opzione disponibile, così da riuscire a individuare la migliore strada da seguire.

Sicuramente tutto dipende dalla dimensione dell’impresa, dall’oggetto e dal volume di affari. Costituire una ditta individuale o una società implica procedure specifiche, normate da leggi che indicano limiti e opportunità per agire sul mercato. Per questo è sempre bene rivolgersi a un professionista. Il commercialista italiano potrebbe avere contatti e aiutare a esaminare norme e documentazione, fornendo un supporto utile a comprendere meglio l’iter e soprattutto la convenienza delle scelte da operare.

APRIRE UN’ATTIVITA’ ALL’ESTERO: COME AGIRE?

Avviare un’impresa fuori dall’Italia non comporta nulla di diverso nelle azioni da compiere. Prima di tutto ci vuole la conoscenza del territorio e del mercato, quindi bisogna pensare a mettere a punto un’idea vincente. Il pagamento delle tasse non è certamente il primo pensiero, anche perché in molti Stati sono comunque inferiori a quelle italiane. Ci sono anche finanziamenti e agevolazioni volte a sostenere, ad esempio, i giovani imprenditori, inoltre se si dovesse decidere di stabilirsi in Paesi aderenti all’Unione europea si potrebbero trovare le stesse misure disponibili in patria, con la possibilità di approfittare dei fondi che la Commissione Europea distribuisce alle imprese attraverso i bandi dedicati e i programmi appositamente studiati per sostenere le aziende.

La valutazione attenta del territorio include la creazione di una rete di clienti e fornitori. Se si forniscono servizi, ci si concentra principalmente sulla clientela, mentre se si producono o vendono oggetti di qualsiasi genere è necessario avere una collaborazione attiva con i fornitori delle materie prime o degli articoli da commercializzare, con i distributori e gli spedizionieri per distribuire la merce. Bisogna girare, conoscere e discutere per poter negoziare i contratti migliori e ovviamente testare la fiducia. Ciò non è molto diverso da ciò che può accadere in patria, ma sicuramente con qualche ostacolo in più: le barriere linguistiche, la scarsa conoscenza del mercato e delle abitudini, la mancanza di conoscenze degli operatori dell’area e la mancanza di informazioni sulle norme. L’approfondimento sul Paese va necessariamente fatto e si deve trascorrere un certo periodo in loco per verificare la situazione e analizzare il mercato, così da chiarirsi le idee per aprire un’attività all’estero con consapevolezza e avere il successo desiderato.

 

 

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